La storia

Sassari, il futuro tra disagio e speranza: «La scuola salverà il quartiere»

di Dario Budroni
Sassari, il futuro tra disagio e speranza: «La scuola salverà il quartiere»

San Donato, l’istituto multietnico che pratica l’uguaglianza

05 aprile 2023
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Sassari I vicoli con le mura scrostate si aprono davanti a un palazzone austero fuori e colorato dentro. Con tutta la sua imponenza la scuola di San Donato sembra ricordare al quartiere più degradato e disagiato della città che si può stare bene anche insieme. Appeso alla porta di una classe della materna c’è un piccolo elenco di nomi e cognomi: ventuno in tutto, solo tre quelli chiaramente italiani. È il mondo che si è dato appuntamento nel cuore antico di Sassari. Metterlo insieme non è facile e il contesto attorno non aiuta, tra povertà vera, abitazioni malsane, dispersione scolastica e legalità spesso in standby. A San Donato, però, ci si prova e alla fine ci si riesce: la vecchia scuola del centro storico sassarese diventa così un grande laboratorio dove si lancia ogni giorno un messaggio che può invertire la rotta del quartiere. Patrizia Mercuri, la dirigente scolastica, è una che ci crede fino in fondo. «A San Donato esistono molte situazioni di disagio – spiega la preside –. Sia tra le famiglie straniere che tra quelle sassaresi. E non parlo solo di disagio economico, ma soprattutto culturale. L’istruzione, per alcuni genitori, non è così importante. Probabilmente perché loro stessi hanno vissuto una storia difficile con la scuola. Noi, invece, dobbiamo far capire che la cultura è tutto. I bambini hanno il diritto di essere protetti e controllati, hanno il diritto di studiare». Non sono tentativi andati a vuoto. La scuola di San Donato, forte della sua anima multiculturale e dell’impegno messo ogni giorno in campo dagli insegnanti, è diventata un modello. Alcuni progetti realizzati dai bambini, per esempio, sono riusciti a vincere premi anche internazionali.

Scuola che resiste Travolta dallo spopolamento del centro storico, nell’ultimo decennio la scuola di San Donato è stata salvata per ben tre volte. Oggi è il cuore pulsante di un istituto comprensivo che conta in tutto tredici sedi. Nelle vicinanze ce n’è una che ha anche sposato il metodo Montessori. «Il centro storico non poteva perdere quello che è anche un controllo del territorio. Il salvataggio è stato molto importante» dice Mercuri. Oggi si contano 86 alunni della primaria e 60 dell’infanzia. Numeri buoni, ma niente a che vedere con quelli di qualche decennio fa. A rendere il contesto ancora più complicato è poi il fenomeno della dispersione scolastica. «Qui ci occupiamo di verificare che tutti i bambini vengano a scuola – sottolinea la dirigente –. Inviamo per esempio le segnalazioni, il nostro ruolo è fondamentale. Ma devo dire che la scuola dell’infanzia di San Donato si sta pian piano ripopolando. Al momento è quella con i numeri più alti tra quelle che gestisco. È un bel segnale».

Scuola di tutti C’è scritto anche nella home del sito: «San Donato è una scuola di mille colori». Il tratto distintivo è infatti il lato multietnico, che riflette le dinamiche dei flussi migratori che si sviluppano in particolare nella parte bassa del centro storico. Nella scuola dell’infanzia la media dei bimbi di origine straniera – tanti dei quali nati a Sassari – si aggira attorno al 70 per cento. Numeri poco più bassi nella primaria. Molti bimbi senegalesi e nigeriani, ma anche romeni, pakistani, filippini. La scuola lavora per superare i pregiudizi e trovare un equilibrio tra regole, usanze, tradizioni e aspettative dei nuclei familiari di provenienza. Capita, per esempio, che alcuni genitori decidano di iscrivere i propri figli in una scuola diversa, con meno stranieri o con meno bimbi di una determinata etnia. «Ma ci sono anche altre famiglie che portano qui i loro bambini perché vogliono che crescano in un ambiente multiculturale – spiega Patrizia Mercuri –. La scuola lavora per includere tutti. È molto attiva e porta avanti progetti che io reputo particolarmente seri. Riceviamo anche il sostegno di associazioni che lavorano nel sociale. Facciamo cinema e teatro». Ci sono bambini che il pomeriggio frequentano il catechismo e altri ancora la scuola di Corano: a San Donato si ha così a che fare con storie e culture differenti e il ruolo degli insegnanti è ben delineato. «Noi qui rispettiamo le religioni e i punti di vista di tutti – prosegue la preside –. Ma la nostra guida è la Costituzione. Penso al rispetto delle donne e al diritto all’istruzione, per esempio. Non esistono interferenze. A scuola si rispettano le nostre festività, ma se ne discute e si fanno i paragoni tra le altre religioni. E posso dire che i bambini musulmani conoscono molto bene anche la nostra religione». Uno dei sogni nel cassetto della preside di San Donato è quello di coinvolgere le mamme. «Da tempo punto a creare un centro delle madri all’interno della scuola – spiega Mercuri –. Una stanza da dedicare all’accoglienza e allo stare insieme e un’altra dove creare un angolo informatico, dove organizzare anche attività di informazione su vari temi. Ma dovrebbero essere le mamme ad arredare e a prendersi cura degli spazi, mettendo loro a disposizione una somma di 5mila euro. Soldi che al momento non abbiamo».

Centro da salvare La scuola di San Donato è l’ultimo baluardo di cultura e legalità in un quartiere finito nella morsa dell’abbandono e del disagio sociale. Ma è chiaro che il futuro non possa dipendere tutto dagli insegnanti. «C’è necessità di un lavoro sistematico – riflette la dirigente –. Penso all’aspetto dei controlli e della sicurezza e soprattutto a quello di tipo educativo e culturale, perché in questo caso il processo può diventare molto lungo. Servono anni per vedere i risultati. Per cercare di migliorare questa parte della città vengono avviati diversi progetti. Adesso è in atto il famoso Iti, ma quando terminerà cosa accadrà? Per questo dico che servono interventi sistematici e duraturi. Avrei pensato addirittura a un assessorato al centro storico».

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