Sassari

Fallimento e chiusura di Cortesantamaria, cronaca amara di una fine annunciata

di Roberto Sanna

	Cortesantamaria
Cortesantamaria

Crac dell’ex Cobec, piovono critiche sulla gestione del curatore fallimentare. Luciano Fara (Cgil): «Sbagliato puntare sulla Nuova Corte: non aveva i requisiti»

23 aprile 2023
3 MINUTI DI LETTURA





Sassari Chiudono quasi negli stessi giorni il punto vendita Cobec di via Copenaghen, da dove Rinaldo Carta aveva cominciato la grande avventura, e il centro commerciale Corte Santa Maria, costruito all’apice della sua parabola imprenditoriale e in procinto di essere smantellato (resterà aperto solo il centro estetico). Quasi un segno del destino, in una lunga e complicata vicenda di un fallimento che ha visto buona parte dei negozi di prossimità riuscire a sopravvivere sotto l’ala di Carrefour, mentre quelli legati all’altra società, la Capri srl, non sono riusciti a rimanere a galla. Serrande abbassate anche nel negozio di Ottava e quello di via Verdi a Ittiri, in un fine settimana tristissimo.

Vanno a fondo perché quella che doveva essere la scialuppa di salvataggio si è rivelata un guscio di noce inadatto a ospitare i naufraghi e condurli in un porto sicuro. Luciano Fara, sindacalista della Cgil e membro delle Rsa aziendali, per 22 anni ha lavorato a Corte Santa Maria ed è uno dei 70 naufraghi: «È una disfatta totale e ho una sola domanda: perché si è arrivati a questo?» è la sua considerazione. Fara ha una spiegazione: «Tutta la vicenda del fallimento è stata sottovalutata dalla curatela fallimentare, che a mio parere poteva fare molto di più e proteggere meglio i lavoratori – aggiunge –. Questo perché il comportamento durante l’asta è stato incoerente, si è data fiducia a una società, La Nuova Corte, che non aveva i requisiti. E solo perché aveva dichiarato di voler rilevare tutto. L’altra società che si era presentata aveva dichiarato un’interesse parziale, solo per i negozi più piccoli. Però è anche quella che aveva già portato in salvo gli altri punti vendita e allora un ragionamento diverso si doveva fare». In più, un nodo cruciale sul quale è saltata la trattativa: «La verità è che le banche non sono mai state coinvolte. Sono state contattate solo una volta, all’inizio, e hanno risposto che avrebbero valutato. Poi basta, abbiamo avuto diversi incontri da novembre a oggi e non si è mai presentato alcun istituto di credito. E loro non ragionano su tempi brevi, bisognava coinvolgerli». Sull’inadeguatezza della Nuova Corte Luciano Fara è drastico: «Aveva un capitale sociale versato di 2.500 euro, faceva capo a un’altra azienda che non era del nostro settore ma gestisce uno stabilimento balneare. È stata preferita esclusivamente perché i rappresentanti hanno detto “prendiamo tutto” ma non avevano un progetto, abbiamo più volte sollecitato un piano industriale che non abbiamo mai avuto. Così, di scadenza in scadenza, siamo arrivati all’ultimo giorno utile e La Nuova Corte si è ritirata. Solo in quel momento, a poche ore dalla chiusura dei termini, la curatela fallimentare ha contattato l’altra società. Ma era troppo tardi, sono convinto che sarebbe bastato farsi sentire anche soltanto un mese fa per cambiare il corso degli eventi. Adesso diventa difficile per tutti noi. L’età media di chi ha un contratto a termine è di 40-45 anni, sarà dura ricollocarci nel mercato del lavoro. Le prospettive non sono certo delle migliori».

Rinaldo Carta, comunque sempre citato negli articoli della Nuova Sardegna solo come proprietà storica e non come persona coinvolta in questa vicenda della Capri specifica la sua «completa estraneità alle attività ai fatti e agli accadimenti suddetti. Questo al fine di evitare che si possa supporre qualsiasi riferibilità, alla mia persona, della trattativa per l’affitto dei punti vendita, del suo insuccesso, delle conseguenze sulla occupazione dei lavoratori, delle condotte della parti».

In Primo Piano
Il risiko aeroporti

La Regione vota contro la fusione di Alghero e Olbia, apertura di F2i: «Quattro mesi per trattare»

Le nostre iniziative