Arrestata per l’auto non pagata, 27enne di Alghero rischia l’estradizione
La corte d’appello ha convalidato il mandato d’arresto europeo
Sassari Rischia l’estradizione e un processo penale in Germania la giovane 27enne di Alghero raggiunta lo scorso giugno da un mandato d’arresto europeo emesso dalle autorità tedesche per non aver finito di pagare le rate di un’auto acquistata in Germania, dove lavorava. Rientrata in Sardegna, dopo aver ceduto la macchina a un collega tedesco (che si era impegnato a rispettare le scadenze delle poche rate rimanenti), si era trovata improvvisamente davanti agli occhi quattro poliziotti della questura di Sassari che l’avevano prelevata sul posto di lavoro (un ristorante dove faceva la cameriera) e portata in carcere a Bancali. A luglio la corte d’appello di Sassari (competente per questi casi) ha convalidato il mandato di arresto europeo. L’avvocato Danilo Mattana, all’esito della decisione del giudice, ha presentato ricorso per Cassazione evidenziando il fatto che la propria assistita avesse una conclamata insufficienza mentale riconosciuta anche dall’Inps e ha chiesto quindi l’annullamento del provvedimento. La sentenza della Suprema corte è attesa per domani.
È una vicenda singolare quella accaduta alla 27enne di Alghero, accusata dalle autorità tedesche di truffa e appropriazione indebita. La giovane lavorava fino a qualche mese fa in Germania e con i primi stipendi aveva acquistato insieme al fidanzato una macchina di seconda mano da una concessionaria tedesca. Aveva pagato regolarmente le prime quattro rate, poi aveva deciso di rientrare in Sardegna. Non aveva portato con sé la macchina, una Mini, l’aveva lasciata a un collega con l’impegno, da parte di quest’ultimo, di perfezionare il pagamento delle poche rate rimanenti. Cosa che, evidentemente, non ha fatto. A quel punto la finanziaria aveva denunciato il mancato saldo ed erano partite le indagini delle autorità di polizia tedesche. Identificata la titolare del contratto – ossia la 27enne algherese – la Germania lo scorso 5 maggio aveva emesso nei suoi confronti un mandato di cattura europeo. La cameriera era stata raggiunta nel posto di lavoro dalla polizia e trasferita in carcere. Aveva nominato l’avvocato Mattana e subito dopo si era tenuta l’udienza nella sezione distaccata della corte d’appello di Sassari. La 27enne era stata sentita e al termine dell’udienza era stata disposta la scarcerazione e l’obbligo di firma negli uffici della polizia giudiziaria. Il 18 luglio la sentenza ha confermato la legittimità del mandato d’arresto che – nel caso il ricorso dell’avvocato non dovesse essere accolto – comporterebbe l’estradizione in Germania per essere sottoposta a un processo. «Sono basito – aveva commentato Danilo Mattana – per la “disinvoltura” con la quale la Germania utilizza uno strumento tanto severo qual è un mandato d’arresto». Per il legale violerebbe il principio di proporzionalità sancito, tra gli altri, dal Trattato sull’Unione Europea «che impone che lo scopo sotteso a ciascuna azione debba essere perseguito nella modalità che comprima nella minor misura possibile i diritti fondamentali dell’interessato». Nel caso specifico, trattandosi di una persona con un “funzionamento intellettivo limite”, sarebbe stato più idoneo uno strumento meno invasivo come «un ordine europeo di indagine con richiesta di audizione in videoconferenza».
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