Le ville Liberty di Sassari incantano, in duemila visitano le dimore signorili di San Giuseppe
Grande successo per la due giorni all’insegna del’Art Nouveau
Sassari Lo stile eclettico delle ville Liberty, tra motivi esotici e richiami floreali, ha incantato migliaia di visitatori che ieri e sabato hanno invaso pacificamente il quartiere di San Giuseppe. Sono stati duemila i sassaresi e i turisti che, nonostante le temperature estive o quasi, hanno preferito la città alle spiagge in occasione delle Giornate Fai d’Autunno, con grande soddisfazione della presidente regionale Monica Scanu, presente in città. E hanno così avuto l’occasione di passeggiare nelle strade di una città di inizio Novecento, tra i quartieri ottocenteschi e la campagna, dove le famiglie nobili facevano a gara a chi aveva la villa più appariscente.
Il percorso – guidato dagli studenti del Liceo scientifico Spano, dell’Istituto Margherita di Castelvì, del Liceo artistico Figari e del Convitto nazionale Canopoleno – era di quattro tappe: Villa Mimosa, il palazzo Sanna-Cavanna di viale Dante, dove nacque Enrico Berlinguer, la palazzina all’angolo tra via Diaz e via Asproni – che cela all’interno uno splendida scalinata e un androne ricco di stucchi – e il villino Ricci, con i suoi inconfondibili mattoni rossi.
Villa Mimosa La protagonista assoluta è stata la palazzina che fu la casa di Don Gaspare Arborio Mella, conte di Sant’Elia, e oggi ospita la sede di Confindustria Nord Sardegna. Il ferro battuto e le vetrate colorate sono i primi elementi che colpiscono l’occhio dei visitatori, che pian piano si rendono conto dell’intreccio di stili che caratterizza l’edificio: dalle colonne e dalle logge neorinascimentali, alle decorazioni rococò, passando per i richiami costanti alle culture esotiche e orientali. Non era purtroppo possibile accedere al la torretta, altro segno caratteristico del Liberty sassarese, ma i visitatori si sono rifatti gli occhi nella sala da ballo, illuminata da un grande lampadario d’epoca. «Qui si tenevano i grandi ricevimenti della moglie di don Gaspare, Josefina Racca: dovete immaginarveli come le feste raccontante nel Grande Gatsby» spiegano gli studenti ciceroni. Nei racconti delle guide, c’è anche spazio per i risvolti più neri: il nonno di don Gaspare morì nell’Ottocento in piazza Tola, dove la famiglia possedeva un’altra palazzina, vittima di una rapina. E la costruzione di Villa Mimosa costò la vita a tre operai, dopo il crollo di un ponteggio: al processo che ne seguì, nessuno venne condannato.
Edina Altara A mezzogiorno, l’artista sassarese, è stata protagonista di un convegno che ha raccontato la sua attività di illustratrice dei menù che venivano impiegati sui grandi transatlantici, altro simbolo dei primi anni dello scorso secolo. Tra immagini di crociere esotiche e vedute sarde, tutte in stile Art Déco, e gli arredi e le architetture dell’epoca, è stato un vero e proprio tuffo nella città di inizio Novecento.