«Ha violentato e sequestrato la ex»: il pm di Sassari chiede 11 anni per un agente
L’imputato era stato arrestato mentre era in servizio nel carcere di Bancali
Sassari Una discussione ricca di argomenti e supportata da un quadro probatorio che per il pubblico ministero Mario Leo non lascia spazio a dubbi sulla effettiva responsabilità dell’imputato. E per questo motivo ieri mattina, davanti al collegio presieduto dal giudice Monia Adami (a latere Marta Guadalupi e Francesco De Giorgi) ha chiesto la condanna a 11 anni e otto mesi di reclusione per un ex agente della polizia penitenziaria che all’epoca dei fatti (maggio dello scorso anno) prestava servizio nel carcere di Bancali. L’accusa nei suoi confronti è quella di violenza sessuale e sequestro di persona della ex fidanzata. Alla richiesta di condanna della Procura si è associata anche l’avvocata Brunilda Sanna Mucaj che assiste la persona offesa costituitasi parte civile nel processo.
In aula è stata fatta la ricostruzione della storia di violenza e inganno. A maggio del 2022 l’uomo, utilizzando un finto profilo Instagram, aveva contattato l’ex fidanzata, conquistato la sua fiducia e infine convinta a incontrarlo, ma quando aveva aperto la porta di casa per andare all’appuntamento con quel nuovo amico conosciuto sul social network, la giovane – che vive un paese dell’hinterland sassarese – si era ritrovata davanti il suo ex e una pistola puntata in faccia. Poi sarebbe stata violentata.
L’uomo, un agente di polizia penitenziaria di 39 anni originario di Napoli (difeso dagli avvocati Marco Palmieri e Gioacchino Lo Sapio), era stato arrestato per questa vicenda e dopo qualche mese aveva ottenuto i domiciliari. Il tribunale di Sassari gli aveva applicato il divieto di ingresso in Sardegna.
Sotto la minaccia di quell’arma e con una mano sulla bocca – secondo le accuse – la donna sarebbe stata scaraventata per terra, poi trascinata dentro casa e costretta dall’ex ad avere un rapporto sessuale. L’incubo sarebbe durato qualche ora, fino a quando la vittima era riuscita a fuggire e a chiedere aiuto, dopo aver convinto l’uomo che non avrebbe detto niente a nessuno e non lo avrebbe denunciato.
L’arresto era scattato alcune ore dopo all’interno del carcere di Bancali dove prestava servizio. Dopo essere riuscita a fuggire la donna aveva infatti chiesto aiuto al padre. L’uomo aveva accompagnato la figlia al pronto soccorso nel cuore della notte e aveva avvisato i carabinieri. Per l’agente l’arresto era scattato il giorno successivo.
Il sostituto procuratore Mario Leo aveva inviato i militari nel carcere di Bancali, l’agente era stato arrestato e trasferito inizialmente in una cella dell’istituto penitenziario di Tempio. Dopo qualche mese l’uomo aveva ottenuto gli arresti domiciliari con il braccialetto elettronico. Nei suoi confronti è ancora attiva la misura del divieto di avvicinamento alla donna. Nella prossima udienza, a gennaio, la parola passerà ai difensori.