Sassari, l’edicola di via Genova compie 50 anni: «Aperti mezzo secolo tra giornali, riviste e il mondo che cambia»
Per Pinuccio Concas una giornata speciale
Sassari Anche ieri all’alba Pinuccio Concas ha sollevato la serranda della sua edicola di via Genova, all’angolo con via Duca degli Abruzzi. Ed è stata un’alba speciale: sono passati cinquant’anni esatti dall’inaugurazione di questo piccolo presidio che è un punto di riferimento di tutto il quartiere. Pinuccio Concas lo ha aperto esattamente il primo novembre del 1973 insieme alla moglie Maria Biosa e si può dire che, da questo avamposto, ne ha viste davvero di tutti i colori attorno a lui. E nonostante i tempi siano cambiati fuori e (purtroppo) dentro l’edicola, che va avanti grazie anche all’aiuto della figlia Stefania, non ha alcuna intenzione di abbandonare. A 81 anni compiuti ha ancora voglia di alzarsi quando fuori è buio, salire sul suo scooter e presentarsi alle 4,30 davanti all’edicola per raccogliere i pacchi dei giornali e cominciare a sistemarli nel locale. Quando solleva la serranda, può osservare un quartiere che ha visto letteralmente nascere mattone dopo mattone: «Quando abbiamo aperto l’edicola attorno a noi la strada era sterrata – racconta indicando via Genova e via Besta –, eravamo praticamente l’ultimo avamposto della città. Dove adesso c’è la scuola, per dire, si piazzava un luna-park. E quando pioveva era un disastro, si allagava tutto qui attorno, sembrava di stare in fiume».
Pinuccio Concas e la moglie, però, quell’edicola l’avevano inseguita a lungo: «Lavoravo come infermiere e mio suocero era il titolare dell’edicola di via Tempio e funzionava bene. E a quei tempi mia moglie, essendo la figlia del titolare di una licenza, poteva presentare la domanda all’allora Commissione paritetica interregionale e ottenerla». E se adesso un’edicola è quasi un simbolo di resistenza, in quegli anni era un’attività molto redditizia: «La domenica dopo la messa il locale si affollava e dovevamo addirittura lavorare in tre. Sul banco avevamo pile enormi di giornali che adesso non esistono più: L’Intrepido, Il Monello, La Domenica del Corriere. Vendevamo tanto, abbiamo potuto vivere bene. Ora è tutto cambiato, questa edicola mi ha tolto ciò che mi ha dato, tengo aperto quasi per hobby sperando che cambi qualcosa; lo Stato non può abbandonarci. Anche il Comune può venirmi incontro: mi hanno fatto togliere una pedana sistemata davanti all’ingresso, se potessi sistemarla di nuovo sarebbe utilissima».
Nel frattempo nell’edicola entrano uno dopo l’altro diversi clienti: «Alcuni li ho visti crescere, venivano qui da bambini. Altri sono i residenti storici di questo quartiere. I giornali che resistono? La Nuova Sardegna, ovviamente. Degli altri, la Settimana Enigmistica e Tex su tutti, anche Sorrisi e Canzoni, La Nuova Sardegna, ovviamente. Topolino è in calo. Vanno anche i giornali di gossip da un euro. E tanti giochini per i bambini, siamo diventati un bazar. Eppure non voglio chiudere anche se ogni giorno è sempre più difficile».