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Il compleanno

Sassari, l’edicola di via Genova compie 50 anni: «Aperti mezzo secolo tra giornali, riviste e il mondo che cambia»

di Roberto Sanna
Sassari, l’edicola di via Genova compie 50 anni: «Aperti mezzo secolo tra giornali, riviste e il mondo che cambia»

Per Pinuccio Concas una giornata speciale

02 novembre 2023
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Sassari Anche ieri all’alba Pinuccio Concas ha sollevato la serranda della sua edicola di via Genova, all’angolo con via Duca degli Abruzzi. Ed è stata un’alba speciale: sono passati cinquant’anni esatti dall’inaugurazione di questo piccolo presidio che è un punto di riferimento di tutto il quartiere. Pinuccio Concas lo ha aperto esattamente il primo novembre del 1973 insieme alla moglie Maria Biosa e si può dire che, da questo avamposto, ne ha viste davvero di tutti i colori attorno a lui. E nonostante i tempi siano cambiati fuori e (purtroppo) dentro l’edicola, che va avanti grazie anche all’aiuto della figlia Stefania, non ha alcuna intenzione di abbandonare. A 81 anni compiuti ha ancora voglia di alzarsi quando fuori è buio, salire sul suo scooter e presentarsi alle 4,30 davanti all’edicola per raccogliere i pacchi dei giornali e cominciare a sistemarli nel locale. Quando solleva la serranda, può osservare un quartiere che ha visto letteralmente nascere mattone dopo mattone: «Quando abbiamo aperto l’edicola attorno a noi la strada era sterrata – racconta indicando via Genova e via Besta –, eravamo praticamente l’ultimo avamposto della città. Dove adesso c’è la scuola, per dire, si piazzava un luna-park. E quando pioveva era un disastro, si allagava tutto qui attorno, sembrava di stare in fiume».

Pinuccio Concas e la moglie, però, quell’edicola l’avevano inseguita a lungo: «Lavoravo come infermiere e mio suocero era il titolare dell’edicola di via Tempio e funzionava bene. E a quei tempi mia moglie, essendo la figlia del titolare di una licenza, poteva presentare la domanda all’allora Commissione paritetica interregionale e ottenerla». E se adesso un’edicola è quasi un simbolo di resistenza, in quegli anni era un’attività molto redditizia: «La domenica dopo la messa il locale si affollava e dovevamo addirittura lavorare in tre. Sul banco avevamo pile enormi di giornali che adesso non esistono più: L’Intrepido, Il Monello, La Domenica del Corriere. Vendevamo tanto, abbiamo potuto vivere bene. Ora è tutto cambiato, questa edicola mi ha tolto ciò che mi ha dato, tengo aperto quasi per hobby sperando che cambi qualcosa; lo Stato non può abbandonarci. Anche il Comune può venirmi incontro: mi hanno fatto togliere una pedana sistemata davanti all’ingresso, se potessi sistemarla di nuovo sarebbe utilissima».

Nel frattempo nell’edicola entrano uno dopo l’altro diversi clienti: «Alcuni li ho visti crescere, venivano qui da bambini. Altri sono i residenti storici di questo quartiere. I giornali che resistono? La Nuova Sardegna, ovviamente. Degli altri, la Settimana Enigmistica e Tex su tutti, anche Sorrisi e Canzoni, La Nuova Sardegna, ovviamente. Topolino è in calo. Vanno anche i giornali di gossip da un euro. E tanti giochini per i bambini, siamo diventati un bazar. Eppure non voglio chiudere anche se ogni giorno è sempre più difficile».

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