Sassari, il tribunale ferma la costruzione di una palazzina di 25 metri in via Gorizia
I giudici: «Il consiglio comunale non poteva autorizzare le deroghe all’altezza massima e alle distanze fra pareti»
Sassari I condomini residenti al civico 4 di via Gorizia possono esultare: la torre di 25 metri in costruzione accanto alle loro case, dove prima sorgeva una palazzina di appena tre piani, non verrà realizzata.
Non si erano scoraggiati, dopo la prima battuta d’arresto davanti al Tar, che aveva respinto il loro ricorso perché presentato oltre i termini e hanno insistito col Tribunale civile, anche perché quella torre di 25 metri la consideravano un vero e proprio sopruso, che avrebbe abbattuto il valore commerciale dei loro appartamenti e reso meno salubre la loro vita domestica, riducendo il godimento di luce e aria.
Lamentele di cui non aveva voluto tener conto il consiglio comunale, che il 16 dicembre del 2021 aveva autorizzato la costruzione della palazzina, in deroga alle norme che impongono, nella zona di via Gorizia, un’altezza massima degli edifici di 16,5 metri e, ovunque, una distanza di dieci metri fra le pareti dotate di finestre degli immobili confinanti.
L’ordinanza Lo stop al cantiere è stato deciso, in secondo grado, dal tribunale civile di Sassari, che ha confermato l’ordinanza con cui, lo scorso 19 settembre, la giudice Marta Guadalupi aveva imposto di bloccare la costruzione.
A chiedere di fermare i lavori erano stati i condomini, rappresentati dagli avvocati Andrea Cossu e Salvatore Mistretta, mentre l’impresa costruttrice, Immobiliare Solem, non si era costituita in giudizio. L’impresa aveva presentato reclamo contro l’ordinanza, facendosi rappresentare dall’avvocato Roberto Gavino Oronti.
La prima sezione civile del Tribunale di Sassari, in composizione collegiale con i giudici Maria Giuseppina Sanna (presidente), Elisabetta Carta e Elisa Remonti (relatrice), ha respinto il reclamo, bacchettando sonoramente il consiglio comunale, che aveva autorizzato il progetto in deroga ai limiti previsti dalla legge e dal piano urbanistico per le altezze massime e le distanze fra le pareti dotate di finestre, e recependo tutte le preoccupazioni manifestate dai condomini rispetto alle conseguenze negative legate alla realizzazione della nuova torre di 25 metri.
Consiglio comunale Il collegio di magistrati parla di «grave omissione istruttoria», quando spiega le ragioni per cui la delibera dell’assemblea civica che autorizzava il progetto va considerata illegittima.
Il concetto è il seguente: il consiglio comunale avrebbe potuto serenamente concedere le deroghe al decreto Floris del 1983, che regola le altezze massime e al Puc, ma avrebbe dovuto farlo solo dopo aver ricevuto dagli uffici competenti un’istruttoria tecnica con parere favorevole.
I condomini di via Gorizia avevano da subito lamentato l’assenza di questo documento e si sono visti dare ragione sia in primo che in secondo grado. Il collegio giudicante ha ricostruito l’iter e ha ritenuto che le note inviate dagli uffici all’organo politico non fossero sufficienti: «È evidente che non è stata svolta alcuna istruttoria tecnica» scrivono le magistrate.
Che poi, tra parentesi, rincarano la dose, segnalando che l’assemblea non ha dato il giusto peso alle perplessità manifestate dagli uffici nella prima relazione istruttoria: «anzi, le criticità tecniche presentate nella prima relazione non sono state approfondite e non è stata fornita una soluzione tecnica motivata e sufficientemente istruita».
Distanze Le magistrate non si limitano a esaminare le responsabilità del consiglio comunale, ma entrano nel merito della contesa fra i condomini e l’impresa costruttrice. Quest’ultima, nel reclamo, aveva prodotto delle simulazioni fotografiche in cui veniva evidenziato che il nuovo palazzo avrebbe proiettato l’ombra sul condominio dei contrari solo nelle ore del mattino.
Contestazione irrilevante, secondo il tribunale, che ricorda la giurisprudenza della Corte di cassazione: «Qualora sia accertata la violazione delle distanze di legge previste fra le costruzioni, il giudice non può indagare se ci sia davvero un pregiudizio per l’igiene e la salubrità dell’ambiente, perché la legge, imponendo l’osservanza di determinate distanze, ha ritenuto che soltanto queste valgano presuntivamente a soddisfare le esigenze di sicurezza ed igiene».
Prossime mosse L’ordinanza ha imposto lo stop ai lavori, che però erano cominciati da tempo e già andati avanti. In via Gorizia c’è quindi un cantiere di cui qualcuno dovrà occuparsi. Probabilmente, saranno gli stessi condomini a instaurare un procedimento nel merito per ottenere la demolizione di quanto già realizzato. Nelle prossime settimane, si capirà invece quali strade tenterà di seguire l’impresa costruttrice per riprendere i lavori.