La Nuova Sardegna

Sassari

Il gigante malato

Predda Niedda in tilt, un disastro annunciato

Giovanni Bua

	traffico predda niedda foto mauro chessa 
traffico predda niedda foto mauro chessa 

Sassari, nei giorni prima di Natale traffico completamente bloccato con pesanti ripercussioni anche sui principali ingressi della città

26 dicembre 2023
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Sassari File chilometriche con traffico imballato in entrata e in uscita dalla città, da Santa Maria, dal cavalcaferrovia che porta a corso Trinità, da Li Punti. E completamente bloccato all’interno del “gigante malato” che tutto questo caos a cascata ha generato: Predda Niedda.

E' un collasso annunciato quello della ex Zir e dei suoi 27 chilometri di cadente rete viaria. Andato in scena durante tutto il periodo festivo ed esploso nei giorni immediatamente precedenti Natale. Quello degli acquisti “compulsivi” per gli ultimi regali e per cenoni e pranzi vari. Acquisti per i quali chiaramente i sassaresi si sono riversati in massa nelle strutture di vendita della zona commerciale della città, che vive l’incredibile paradosso di festeggiare nuove aperture e ospitare colossi nazionali e internazionali di vendita e farlo in un contesto di assoluto degrado.

Nel quale la commissariata Zir, in liquidazione dal 2008, non è in grado di mettere in campo nessuna azione di manutenzione ordinaria e men che mai straordinaria delle strade, di interventi sui 6mila punti luce, fulminati per interi settori, della segnaletica inesistente, dei marciapiedi spaccati dalle radici di alberi non curati e di piante infestanti che hanno invaso le aiuole. Di attraversamenti pedonali non tracciati e pericolosissimi, soprattutto quando cala il buio. E di una generale sensazione di insicurezza che si respira a pieni polmoni quando le serrande si abbassano e il gigante da 450 ettari diventa terra di nessuno.

Niente di nuovo per le migliaia di sassaresi che ogni giorno Predda Niedda frequentano (e dei circa 14mila che ci lavorano), e che fanno i conti con buche come voragini che fendono l’asfalto scrostato, mentre attendono in coda che l’insufficiente sistema di rotatorie smaltisca il traffico nelle ore di punta. Che però, invece che migliorare, peggiora di giorno in giorno. Con nuove aperture nelle zone più “calde” (su tutte l’asse formato dalla strada 18 e 2 su cui nelle ore di punta passano fino a 2mila auto l’ora più che raddoppiate in questi giorni di festa, ma anche la strada 1 che porta a Li Punti) che dovrebbero essere una buona notizia per un sistema economico agonizzante come quello cittadino, ma finiscono invece per appesantire ulteriormente un transatlantico che affonda.

Un transatlantico che potrebbe invece trainare la ripresa di Sassari, e che risulta difficile capire perché nessuno voglia mettere in linea di galleggiamento. Il commissario liquidatore Giannetto Satta che, con indubbio coraggio, ha accettato l’incarico a marzo 2023 chiedendo a gran voce un alleanza tra Comune, Provincia, Camera di Commercio (i “vecchi” soci della Zir) per salvare il gigante malato, e che si sta duramente scontrando con una macchina completamente imballata, di recente è andato dalla prefetta a chiedere aiuto, e ha mandato una lettera in Regione per sottolineare come per i primi indispensabili interventi sulle strade servirebbero 2,6 milioni.

Ma da Cagliari nicchiano, per nulla interessati a risolvere il principale problema, che impedisce la liquidazione della Zir: la “guerra dell’acqua” con Abbanoa, con cui la Zir ha accumulato un maxi debito nei decenni di perdite idriche fuori controllo e utenze non registrate. Partita che Abbanoa non vuole chiudere fino a quando tutte le Zir dell’isola non saranno liquidate, e che blocca il passaggio di consegne al Comune, futuro responsabile delle strade, ma per nulla intenzionato a prendersene carico fino a quando le carte non saranno a posto e i finanziamenti per la manutenzione straordinaria stanziati.

Un vero paradosso, considerato che Abbanoa è di proprietà della Regione e dei Comuni, tra cui Sassari. E che la liquidazione del debito è solo una partita di giro, che potrebbe però sbloccare il futuro della zona industriale-commerciale della città.

Da lì poi chiaramente bisognerebbe partire per ricostruire. Sicuramente con un piano regolatore, che Satta sta iniziando ad abbozzare con il contributo del Dadu, che metta ordine nel caos incontrollato di aperture e risolva la innaturale commistione di quel che resta dell’industriale con il commerciale. E anche con un piano energetico, altro pallino del commissario liquidatore, che trasformi la Zir in luogo appetibile per le imprese.

Il problema è che progettualità di questo tipo rischiano di essere solo esercizi accademici se non si sblocca in qualche maniera l’ordinaria gestione di un consorzio, visti i partecipanti, potenzialmente ricco e perfettamente autosufficiente. Che Sassari deve trovare il modo di integrare e “digerire”, smettendo di metterlo in competizione con il centro e le sue sciagure.

Perché una Zir che affonda non sarebbe una buona notizia per nessuno, e la sua crisi non poterebbe ricchezze da altre parti ma una spirale di degrado che la città non può permettersi di affrontare.

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