La Nuova Sardegna

Sassari

L’emergenza

Sassari, gli anziani della Divina Provvidenza trattati come pacchi postali

di Giovanni Bua
Sassari, gli anziani della Divina Provvidenza trattati come pacchi postali

Ai parenti arriva una mail con 300 indirizzi: «Trovate una nuova sistemazione»

17 febbraio 2024
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Sassari Una mail di cinque righe, con allegati sei file pdf contenenti oltre trecento comunità alloggio o integrate per anziani a Sassari, Oristano e rispettive province «per la ricollocazione degli ospiti attualmente residenti presso la Casa della Divina Provvidenza», firmata dal curatore fallimentare e arrivata l’altro ieri sera nella mail dei parenti dei 42 anziani (purtroppo una anziana ospite è venuta meno ieri mattina) rimasti nella struttura di piazza Sant’Agostino.

Una comunicazione scarna che ha scatenato il putiferio tra famiglie dei pazienti e operatori, pienamente impegnati nella loro battaglia per salvare la casa fondata da padre Manzella all’inizio del secolo scorso insieme alla Congregazione delle Dame della Carità di Vincenzo de Paoli, e per garantire in primo luogo una adeguata sistemazione agli ospiti e cercare di salvare poi i venti posti di lavoro.

Le poche righe, e le tante sistemazioni corredate di indirizzo email e pec, nome e numero di telefono del responsabile, è infatti la plastica rappresentazione del fatto che la procedura sta andando inesorabilmente e spietatamente avanti. Con il fallimento decretato a dicembre e l’annunciata chiusura il 26 marzo che non viene minimamente messa in discussione.

Ma se questo da una parte è prevedibile, assolutamente inaccettabile è invece il tentativo di scaricare sulle famiglie la ricerca di una nuova sistemazione. Per gli anziani, alcuni con importanti patologie, a volte nella Casa da svariati decenni, era stata infatti promessa una valutazione, sia sanitaria che “sociale”. E, solo dopo quella, un tentativo di cercare una sistemazione dove poter essere ospitati e curati al meglio, compatibilmente con le possibilità reddituali e la capacità di spostamento dell’ospite e dei suoi familiari.

Tradotto in soldoni: ci sono ospiti che vengono regolarmente accuditi dai parenti, che non potrebbero sobbarcarsi lunghi viaggi per dare da mangiare, cambiare, sostenere i propri cari. E ci sono ospiti che sono nella casa da decenni che pagano rette basse, spesso sono soli, e non possono assolutamente permettersi di cercare “sul mercato” una nuova sistemazione.

Ammesso che i parenti (per chi li ha) debbano spulciare 6 fogli pdf con 300 strutture a caccia di un’alternativa, senza altro sapere che nome della struttura e località che la ospita, un’altra cosa salta poi agli occhi: le strutture segnalate dal curatore (con non troppa fatica, a essere sinceri, visto che si tratta di elenchi facilmente reperibili in internet) sono tutte comunità alloggio o integrate per anziani, strutture residenziali a bassa intensità assistenziale.

E invece tra gli ospiti della Casa esistono svariati casi che richiedono il ricovero in una Rsa. Problemi che il blocco assai coeso tra parenti e operatori segnalerà immediatamente a sindaco (in quanto responsabile della condizione di salute della popolazione del suo territorio) e prefetta (visto l’indiscutibile allarme sociale che la mancata collocazione degli anziani causerebbe).

Prefetta che il 22 vedrà sfilare i manifestanti sotto il Palazzo di piazza d’Italia per un nuovo sit-in. Con una delegazione che domani cercherà di incontrare il Cardinale Matteo Maria Zuppi, Presidente della Cei, presente per l’inaugurazione dell’anno accademico dell’Uniss.

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