Sassari, gli anziani della Divina Provvidenza trattati come pacchi postali
Ai parenti arriva una mail con 300 indirizzi: «Trovate una nuova sistemazione»
Sassari Una mail di cinque righe, con allegati sei file pdf contenenti oltre trecento comunità alloggio o integrate per anziani a Sassari, Oristano e rispettive province «per la ricollocazione degli ospiti attualmente residenti presso la Casa della Divina Provvidenza», firmata dal curatore fallimentare e arrivata l’altro ieri sera nella mail dei parenti dei 42 anziani (purtroppo una anziana ospite è venuta meno ieri mattina) rimasti nella struttura di piazza Sant’Agostino.
Una comunicazione scarna che ha scatenato il putiferio tra famiglie dei pazienti e operatori, pienamente impegnati nella loro battaglia per salvare la casa fondata da padre Manzella all’inizio del secolo scorso insieme alla Congregazione delle Dame della Carità di Vincenzo de Paoli, e per garantire in primo luogo una adeguata sistemazione agli ospiti e cercare di salvare poi i venti posti di lavoro.
Le poche righe, e le tante sistemazioni corredate di indirizzo email e pec, nome e numero di telefono del responsabile, è infatti la plastica rappresentazione del fatto che la procedura sta andando inesorabilmente e spietatamente avanti. Con il fallimento decretato a dicembre e l’annunciata chiusura il 26 marzo che non viene minimamente messa in discussione.
Ma se questo da una parte è prevedibile, assolutamente inaccettabile è invece il tentativo di scaricare sulle famiglie la ricerca di una nuova sistemazione. Per gli anziani, alcuni con importanti patologie, a volte nella Casa da svariati decenni, era stata infatti promessa una valutazione, sia sanitaria che “sociale”. E, solo dopo quella, un tentativo di cercare una sistemazione dove poter essere ospitati e curati al meglio, compatibilmente con le possibilità reddituali e la capacità di spostamento dell’ospite e dei suoi familiari.
Tradotto in soldoni: ci sono ospiti che vengono regolarmente accuditi dai parenti, che non potrebbero sobbarcarsi lunghi viaggi per dare da mangiare, cambiare, sostenere i propri cari. E ci sono ospiti che sono nella casa da decenni che pagano rette basse, spesso sono soli, e non possono assolutamente permettersi di cercare “sul mercato” una nuova sistemazione.
Ammesso che i parenti (per chi li ha) debbano spulciare 6 fogli pdf con 300 strutture a caccia di un’alternativa, senza altro sapere che nome della struttura e località che la ospita, un’altra cosa salta poi agli occhi: le strutture segnalate dal curatore (con non troppa fatica, a essere sinceri, visto che si tratta di elenchi facilmente reperibili in internet) sono tutte comunità alloggio o integrate per anziani, strutture residenziali a bassa intensità assistenziale.
E invece tra gli ospiti della Casa esistono svariati casi che richiedono il ricovero in una Rsa. Problemi che il blocco assai coeso tra parenti e operatori segnalerà immediatamente a sindaco (in quanto responsabile della condizione di salute della popolazione del suo territorio) e prefetta (visto l’indiscutibile allarme sociale che la mancata collocazione degli anziani causerebbe).
Prefetta che il 22 vedrà sfilare i manifestanti sotto il Palazzo di piazza d’Italia per un nuovo sit-in. Con una delegazione che domani cercherà di incontrare il Cardinale Matteo Maria Zuppi, Presidente della Cei, presente per l’inaugurazione dell’anno accademico dell’Uniss.