La Nuova Sardegna

Sassari

Il caso

Cadde dal letto dell’ospedale dopo la seduta di fisioterapia, una 72enne fa causa all’Aou

di Nadia Cossu
Cadde dal letto dell’ospedale dopo la seduta di fisioterapia, una 72enne fa causa all’Aou

A marzo del 2019 l’incidente nell’Unità di Riabilitazione dell’ospedale Civile di Sassari, l’avvocato: «Vita distrutta e danno non risarcito, ora andiamo in Tribunale»

01 aprile 2024
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Sassari Nel 2019 si era sottoposta a una serie di sedute di fisioterapia negli ambulatori della Struttura di recupero e riabilitazione funzionale dell’ospedale Santissima Annunziata di Sassari cui si era rivolta per risolvere una tendinite alla spalla destra. Ma a distanza di cinque anni si trova ad avere irrimediabili difficoltà a camminare e a dover agire in giudizio per ottenere quello che lei e il suo avvocato ritengono debba «pacificamente spettarle e che mai le ridarà la precedente qualità della vita».

Bisogna fare un passo indietro. Il 21 marzo del 2019 la paziente, all’epoca 67enne, aveva appena terminato l’ultima delle dieci sedute di fisioterapia che le erano state prescritte. Il “trattamento” era stato eseguito su un apposito letto sollevabile che consentiva al fisioterapista di lavorare meglio sulla spalla. Ma una volta conclusa la seduta la signora era caduta malamente a terra. Mentre provava a rialzarsi le era infatti venuto a mancare l’appoggio sotto i piedi perché il letto, sollevato durante la seduta fisioterapica, non sarebbe poi stato rimesso all’altezza iniziale.

La donna aveva riportato una frattura del collo del femore sinistro e aveva anche subìto un intervento chirurgico di “sostituzione totale dell’anca”. Un incubo che era finito nero su bianco su una diffida con richiesta di risarcimento danni presentata dall’avvocato Luigi Pisanu cui la 67enne si era rivolta per essere tutelata. Diffida che non è però andata a buon fine. Non essendoci infatti stato alcun riscontro in termini di risarcimento del danno da parte dell’Aou di Sassari e della sua compagnia assicuratrice, «e ciò malgrado la lettera di scuse mandata a suo tempo dal primario di Riabilitazione alla mia assistita – spiega l’avvocato Pisanu – siamo stati costretti a radicare la causa per responsabilità medica davanti al tribunale di Sassari».

In base alla legge, la cosiddetta “Gelli Bianco”, «prima di radicare un giudizio vero e proprio – aggiunge il legale – occorre espletare, alternativamente fra loro, o la mediazione o il procedimento ai sensi dell’articolo 696bis del codice di procedura civile, ossia la “consulenza tecnica preventiva ai fini della composizione della lite”. Abbiamo proposto questo procedimento ed è stato formulato un ricorso al Tribunale in sede civile, il quale ha nominato un collegio di consulenti d’ufficio incaricati di accertare l’entità dei danni fisici e i profili di responsabilità, autorizzandoli a proporre un accordo transattivo alle parti. Così come stabilisce la legge, solo qualora non venga raggiunto l’accordo transattivo si potrà agire in giudizio».

Nel caso specifico, i due consulenti – sulla quantificazione ed entità del grave danno fisico – hanno raggiunto un’uniformità di vedute, «essendo stato accertato – ha spiegato Pisanu – un danno conseguente alla caduta dal lettino che ha determinato un’invalidità permanente pari al 28% che sul piano risarcitorio, applicando le tabelle di Milano, equivale a una somma tra i 120mila e i 160mila euro». Sulla responsabilità, uno dei due consulenti, il dottor Filippo Fois «ha in termini inequivocabili riconosciuto la responsabilità esclusiva della struttura per non avere garantito le dovute cautele, in forza dei protocolli medici, alla signora. In particolare, non si è tenuto conto della dirimente “Raccomandazione del ministero della Salute” espressa con circolare del 13 novembre 2011 per evitare le cadute in ambiente ospedaliero. La signora, avvisata dalla fisioterapista della conclusione della seduta, era scesa dal letto – precedentemente rialzato con apposito pedale e poi non riportato a livello – cadendo rovinosamente a terra, non avendo trovato l’appoggio del pavimento all’altezza in cui pensava si trovasse».

Per il dottor Fois, l’attenzione particolare che si sarebbe dovuta prestare era determinata dall’età della signora, superiore ai 65 anni, «e costituente un fattore intrinseco di rischio, nonché l’alto rischio di fratture (paziente affetta da osteoporosi) documentato proprio nel certificato del primario della struttura che le aveva prescritto le sedute fisioterapiche». La fisioterapista, in sintesi, «non solo avrebbe dovuto assistere attivamente alle operazioni di discesa dal letto una volta terminata la seduta, ma finché il letto era sollevato, sul lato non interessato dal suo lavoro, avrebbe dovuto collocare la spondina di cui sono dotati tali letti proprio per evitare il rischio cadute».

Il secondo consulente d’ufficio avrebbe invece sostenuto che per la signora «non solo non fu compilata alcuna scheda di rischio caduta al momento dell’accesso alle sedute fisioterapiche (così riconoscendo un’implicita responsabilità) – dice l’avvocato Pisanu – ma ne compilò una lui “postuma” al solo fine di dubitare della sussistenza del rischio caduta, il che è assurdo, dato che la caduta c’è stata. Inoltre, lo stesso consulente ha glissato sulla denunciata assenza delle “spondine del letto” (obbligatoria) e sul documento nel quale il primario parlò di “alto rischio di frattura” prima che avessero inizio le sedute fisioterapiche».

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