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Il cuore riprende a funzionare: nuova vita per due giovani pazienti

Il cuore riprende a funzionare: nuova vita per due giovani pazienti

L’Aou di Sassari sviluppa per la prima volta una tecnica chirurgica all’avanguardia

25 maggio 2024
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Sassari Due giovani pazienti, che fin dalla nascita fanno i conti con una patologia cardiaca. Ora, grazie a una tecnica innovativa, il loro cuore ha ripreso a battere correttamente. Si chiama chirurgia percutanea ed è molto meno invasiva di quella tradizionale. Grazie a questa tecnica, all’avanguardia per l’Aou di Sassari le due ventenni hanno potuto, per la prima volta, effettuare l’operazione in Sardegna.

Le operazioni prevedono il taglio di piccole incisioni sulla pelle del paziente e l’inserimento della protesi, in questo caso una valvola polmonare, in vena attraverso una cannula. Gli interventi sono stati realizzati per la prima volta in Sardegna nelle scorse settimane per la prima volta a Sassari, grazie alla stretta sinergia tra le strutture dell’Aou di Sassari, Cardiologia pediatrica e delle cardiopatie congenite, diretta dalla dottoressa Maria Chiara Culeddu e Cardiologia clinica e interventistica ed Emodinamica, diretta dal professor Gavino Casu, e alla collaborazione con la Cardiologia dei congeniti adulti del Policlinico San Donato di Milano, diretta dal professor Massimo Chessa. Gli interventi sono stati realizzati anche grazie alla collaborazione della Cardioanestesia diretta dal dottor Andrea Balata e allo standby chirurgico della Cardiochirurgia diretta dal dottor Michele Portoghese. Le due giovani pazienti, di circa vent’anni, sono state seguite fin dalla nascita dalla struttura di Cardiologia pediatrica e delle cardiopatie congenite.

Durante il primo anno di vita erano state già sottoposte a un intervento chirurgico in una struttura fuori dall’isola. «La cardiopatia congenita, nelle forme della stenosi polmonare o della Tetralogia di Fallot – spiega Maria Chiara Culeddu – può portare alla necessità di un intervento chirurgico nel primo anno di vita. Possono svilupparsi, tuttavia, dei deterioramenti delle funzioni della valvola polmonare che, a distanza di anni, richiedono un intervento per il malfunzionamento del ventricolo destro». E questo è il caso delle giovani pazienti, per le quali si è reso necessario impiantare una protesi valvolare polmonare per sostituire quella danneggiata. Gli interventi hanno avuto successo e le pazienti stanno bene. L’impianto percutaneo della valvola polmonare è una tecnica sviluppata a partire dai primi anni del nuovo Millennio, come alternativa non chirurgica e meno invasiva, per il trattamento della disfunzione del tratto che mette in connessione il ventricolo destro con le arterie polmonari. «Abbiamo utilizzato una nuova tecnologia – afferma Gavino Casu – che si basa sul sistema del “self-expandable valve”. Il divaricatore si auto-espande ed è in grado di raggiungere diametri maggiori, rispetto a quanto consentito dal trattamento chirurgico, e ciò consente di trattare un più ampio numero di pazienti. Il tutto realizzato in sala di emodinamica, con un intervento mini invasivo, senza la necessità di un intervento a cuore aperto. Questa tecnologia rappresenta un grande passo avanti nella medicina cardiologica, permettendo un intervento meno invasivo e una più rapida ripresa post intervento per il pazient. «Quanto abbiamo realizzato ad aprile – conclude Maria Chiara Culeddu – rappresenta un passo avanti per l’offerta assistenziale della nostra azienda. Ha permesso alle giovani pazienti e ai loro familiari di restare sul territorio, vicino a casa, evitando un ricovero extra regione. Un vantaggio in termini psico-sociali ed economici». (r.cr.)

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