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Sassari, il sogno del senegalese Djily ora è realtà: apre l’ambulatorio donato dai ginecologi sassaresi

di Luca Fiori
Sassari, il sogno del senegalese Djily ora è realtà: apre l’ambulatorio donato dai ginecologi sassaresi

L’ecografo e altre attrezzature sono arrivate nel paesino africano e sono già in funzione. I giorni scorsi l’inaugurazione con le autorità locali. Commosso l’ambulante: «Grazie sassaresi, vi saremo grati per sempre».

02 giugno 2024
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Sassari I sogni non conoscono confini, distanze né dazi doganali. Quello di Djily Fall, ambulante senegalese di 63 anni “sassarese” dal 1990, da via Delle Muraglie - nel cuore del centro storico di Sassari - ha superato il mare, è arrivato in Africa e qualche giorno fa è diventato realtà nel piccolo ospedale di Koki, un villaggio che dista alcune centinaia di chilometri da Dakar, capitale del Senegal.

Lanciando un appello attraverso La Nuova Sardegna a fine maggio del 2021, Djily aveva espresso il desiderio di mettere fine ai viaggi della speranza delle giovani mamme del suo paese d’origine, costrette a raggiungere la capitale per fare l’ecografia durante la gravidanza, perché il piccolo ospedale era sprovvisto di ecografo.

Qualche giorno fa, davanti alle tv locali, al sindaco di Koki, Cheikh Lo Diop, e ad altre autorità, è stato inaugurato l’ambulatorio ginecologico realizzato con le apparecchiature partite da Sassari a fine gennaio all’interno di un container. Venuto a conoscenza dell’appello, il ginecologo sassarese Roberto Pietri, in accordo con il collega Gianfranco Virdis (con cui aveva acquistato l’ecografo) era andato oltre e aveva offerto in dono l’intero ambulatorio appena dismesso, ma ancora in ottime condizioni e perfettamente funzionante. In Senegal sono arrivati anche un lettino, sterilizzatori, ferri chirurgici, e vario materiale medico revisionato recentemente che ha consentito di allestire un vero e proprio ambulatorio medico, proprio come sognava Djily.

La generosità di chi si era subito fatto avanti offrendo diverse attrezzature mediche, si era scontrata inizialmente con difficoltà economiche e burocrazia. Serviva qualcuno che finanziasse i costi del container, dei dazi doganali e del viaggio dalla Sardegna al Senegal. Grazie all’impegno del comandante della polizia locale Gianni Serra e del suo collaboratore Roberto Demuro (ora in pensione) la macchina per realizzare il sogno di Djily per qualche tempo aveva rallentato, ma non si era mai fermata.

Lo scorso gennaio la svolta, quando la comunità senegalese che vive a Sassari si è data da fare per raccogliere i soldi per la spedizione. «Siamo riusciti a portare a termine un percorso iniziato tre anni fa e siamo fieri di poter dare un aiuto alla comunità di Koki in Senegal» aveva raccontato il comandante Gianni Serra, durante la consegna delle attrezzature al comando di via Carlo Felice. I giorni scorsi durante la cerimonia di inaugurazione Djily, visibilmente commosso, non si è dimenticato di Sassari, la sua seconda casa.

«Mi sembra incredibile – ha detto con gli occhi lucidi davanti ai suoi concittadini – quello che la generosità dei sassaresi e l’impegno degli amici della polizia locale sono riusciti a fare. Ora non è più un sogno, vi saremo grati per sempre».

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