La Nuova Sardegna

Sassari

Il processo

In treno col set di 55 coltelli da regalare alla figlia, padre malato finisce nei guai

di Nadia Cossu
In treno col set di 55 coltelli da regalare alla figlia, padre malato finisce nei guai

Sassari, un 64enne con principio di Alzheimer non ha saputo dare spiegazioni alla Polfer ed è scattata la denuncia. Il giudice lo ha prosciolto per infermità. L’avvocato: «Non aveva comunque commesso un reato»

08 giugno 2024
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Sassari Nelle intenzioni di quel padre che probabilmente non riconosceva i sintomi di una malattia ancora agli esordi – e quindi nemmeno i rischi che la stessa poteva determinare – quel viaggio avrebbe dovuto rappresentare motivo di gioia. Andava in treno dalla figlia che lavora e vive a Olbia per portarle un regalo: un set di coltelli e altri arnesi da cucina (in tutto 55 pezzi) che lei in passato aveva manifestato la volontà di acquistare. E lui, un sassarese di 64 anni – nonostante i vuoti di memoria fossero sempre più frequenti – evidentemente ricordava questo particolare.

Dopo averli acquistati in un negozio di casalinghi, di buon mattino ha raggiunto la stazione ed è salito sul treno diretto in Gallura. Ma il suo sguardo a tratti perso nel vuoto, l’incedere lento e in alcuni frangenti disorientato, hanno attirato l’attenzione di una donna che viaggiava nello stesso vagone. Si è allarmata quando ha visto tutti quei coltelli e, notando che la persona aveva dei modi di fare quanto meno “bizzarri”, ha pensato fosse opportuno avvisare il personale di bordo.

Così, una volta arrivati a Chilivani, sul treno si è presentata la polizia ferroviaria, a chiedere conto a quell’uomo del perché avesse i coltelli a bordo e dove fosse diretto. Ma nella testa del 64enne improvvisamente è comparso il buio. Non è riuscito a rispondere, non ha saputo dire nemmeno il suo nome agli agenti della Polfer né ha esibito i documenti. A quel punto i poliziotti non hanno potuto fare altro che denunciarlo all’autorità giudiziaria per il reato previsto dall’articolo 4 della legge n.110 del 18 aprile 1975, e cioè “per aver portato fuori dalla propria abitazione – nel caso specifico – undici confezioni in cartone contenenti ciascuna diverse tipologie di coltelli con lama di 7.5, di 9 e di 20 centimetri e un pelapatate per complessivi 55 strumenti da punta e da taglio e 11 utensili denominati ceramic peeler». Come è specificato nel capo di imputazione.

L’uomo è finito a processo davanti al giudice Elena Barmina. Il suo avvocato difensore Luciano Rubattu – a prescindere dall’incapacità riconosciuta al suo assistito dal perito nominato dal Tribunale – ha chiesto l’assoluzione del 64enne nel merito sostenendo che il porto di un set di coltelli da cucina non integrava il reato contestato, trattandosi di articoli in libera vendita. E, pertanto, non era necessario rispettare prescrizioni particolari per il trasporto dal luogo dell’acquisto alla destinazione. Ma dato che il signore, che soffriva di crisi mnemoniche, non è stato in grado di spiegare alla polizia ferroviaria dove li aveva comprati né dove era diretto, è stato denunciato e poi citato a giudizio.

Il legale ha dimostrato durante il processo che il deficit cognitivo dell’imputato era preesistente rispetto al fatto contestato. L’avvocato Rubattu ha infatti prodotto alcuni certificati medici che erano stati rilasciati in data antecedente e a questo si era aggiunta anche la deposizione della figlia che aveva confermato l’avanzare della patologia del padre. Il giudice Barmina ha però evidentemente voluto fugare ogni dubbio e ha disposto, d’ufficio, una perizia psichiatrica. Purtroppo dalla data del reato (2021) a oggi (quando è stata cioè eseguita la perizia), il deficit cognitivo si è addirittura aggravato, fino a far concludere la specialista incaricata per una totale infermità. Da qui la sentenza di non doversi procedere.

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