Don Eugenio Cavallo: «Busso a ogni porta del quartiere combatto l’indifferenza e la droga»
Il parroco del centro di Sassari racconta le difficoltà e i successi
Sassari La cosa più bella da quando lo scorso settembre l’arcivescovo gli ha affidato la guida delle parrocchie di San Nicola e di Sant’Apollinare, è stato il primo giorno che la sua sacrestia si è trasformata in un doposcuola. «Le maestre stavano cercando un locale per dare una mano nei compiti ai bambini del quartiere – racconta don Eugenio Cavallo – e io stavo pensando a un modo per creare un momento di aggregazione tra i più piccoli. Ci siamo trovati grazie alla Provvidenza – sorride – e quella è stata certamente la cosa che mi è rimasta più impressa in questi 127 giorni».
Originario di Cuneo, 56 anni, arrivato in città a maggio del 2023 da Torino, don Eugenio tiene il conto delle giornate trascorse alla guida delle due parrocchie del centro della città. «Lo faccio perché ogni giorno qui, tra questa gente – spiega il sacerdote risalendo corso Vittorio Emanuele – è un dono di Dio». Arrivato dal Piemonte insieme a don Nicholas Kirimo, il sacerdote della Piccola Casa della Divina Provvidenza – Cottolengo di Torino, dallo scorso settembre ha iniziato a toccare con mano i problemi della parte più antica della città. «I momenti più duri – racconta il sacerdote – sono stati i tre funerali celebrati in questi mesi per persone uccise dalla droga, una di loro era veramente molto giovane».
In poco tempo, con le sue passeggiate quotidiane tra i vicoli e le piazzette del centro, tra la cattedrale e Sant’Apollinare, don Cavallo ha messo a fuoco le criticità del quartiere e individuato gli angoli in cui avvengono gli scambi illeciti. «Davanti a quella casetta laggiù – indica il sacerdote – da metà pomeriggio c’è la fila di chi deve acquistare la droga. Qui vengono quelli che ancora non sono del tutto compromessi – spiega – e provano a nascondersi. Più su a sinistra ci vedi quelli che non hanno più niente da perdere. La droga ha invaso queste strade – spiega sconsolato – e richiama tanti giovani anche da fuori città». Per farsi conoscere e offrire un’alternativa don Eugenio ha deciso di bussare a ogni porta del quartiere e presentarsi. «Parlare, confrontarsi e ascoltare – aggiunge il sacerdote – è l’unico modo per conoscere le tante persone che vivono qui e capire di cosa hanno bisogno. Qui, in queste casette basse, convivono sassaresi e stranieri – spiega don Eugenio mentre ricambia il saluto di una famiglia di parrocchiani – e l’integrazione deve fare ancora tanti passi avanti, ma fortunatamente la scuola di San Donato fa un ottimo lavoro per far crescere in armonia le nuove generazioni».
Molti però si perdono ancora prima di arrivare alle scuole medie e recuperarli è una delle missioni della Chiesa. «A undici anni – racconta il sacerdote – qui capisci che strada prenderà quel bambino e il bivio spesso è legato proprio alla droga. Quello che cerchiamo di fare ogni giorno – spiega don Eugenio – è proporre una vita onesta. La nostra vittoria è diminuire l’assistenzialismo, a cui tanti si aggrappano, e fornire strumenti per andare avanti con le proprie gambe. Il nostro doposcuola – aggiunge con orgoglio – ora è frequentato da tanti bambini. Ai piccoli stranieri scoraggiati cerchiamo di fornire gli strumenti per stare al passo con il resto della classe e non abbandonare la scuola. Ai ragazzini che vedono nel sacerdote la figura a cui andare a chiedere una moneta – prosegue il parroco – al posto del denaro proviamo a offrire un consiglio o l’invito a non essere indifferenti alla vita. In questo quartiere mancano strutture e impianti sportivi certo, questo è vero – conclude il sacerdote – ma quello di cui abbiamo più bisogno sono persone che abbiamo la voglia e la competenza per dare un futuro a una generazione che merita di avere una possibilità».
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