Violenza sessuale su una ventenne: il pm chiede 10 anni di carcere
L’imputato, che respinge le accuse, si sarebbe infilato nel letto della vittima
Nuoro Dieci anni di reclusione. Questa la condanna sollecitata dal pubblico ministero Selene Desole alla fine della requisitoria, al processo per violenza sessuale che vede imputato un 37enne nuorese. La pubblica accusa ripercorrendo l’istruttoria dibattimentale e le dichiarazioni rese in aula dai testimoni, oggi davanti al collegio giudicante, presieduto da Elena Meloni, ha confermato l’impianto accusatorio a carico dell’imputato che nell’aprile 2022 si sarebbe infilato nel letto della vittima, e approfittando dell’assenza di altre persone in casa, avrebbe cercato di avere un rapporto sessuale con lei.
A raccontare l’accaduto era stata la giovane, all’epoca dei fatti poco più che maggiorenne che a distanza di tempo era riuscita a trovare il coraggio di liberarsi di quel macigno che non la faceva più vivere. Secondo quanto dichiarato dalla vittima anche in sede di incidente probatorio, quel giorno di aprile i due si trovavano nell’abitazione del nuovo compagno della madre di lei, nonché zio dell’imputato, dove entrambi dovevano trascorrere la notte. Il 37enne per tutta la sera aveva cercato di conversare con la ragazza, facendole complimenti inopportuni.
Poi qualche ora dopo, certo che nessuno si sarebbe accorto di nulla, era entrato nella stanza dove la giovane dormiva, e avrebbe cercato di abusare di lei. L’avrebbe molestata e palpeggiata, tentando con la forza di farla girare per riuscire ad avere un rapporto sessuale. Ma lei aveva opposto resistenza costringendolo a desistere. Di quella vicenda squallida, la vittima non ne aveva fatto parola con nessuno: si era tenuta tutto dentro, per vergogna e per paura di essere giudicata. Solo dopo qualche tempo aveva trovato il coraggio di parlarne alla madre e alla sorella, e più tardi al padre che aveva sporto denuncia.
Durante il processo era stato acquisito il verbale di sommarie informazioni testimoniali rese dalla giovane in sede di incidente probatorio, quando ascoltata in aula aveva confermato gli abusi. La gravità del quadro indiziario aveva spinto il gup a disporre l’approfondimento in sede dibattimentale. La giovane si è costituita parte civile con gli avvocati Barbara Corrias e Angelo Magliocchetti che oggi, associandosi alle conclusioni del pubblico ministero, hanno chiesto la condanna dell’imputato e il risarcimento del danno.
Ha giocato tutte le carte possibili il difensore Rita Cesarano per tirar fuori il 37enne dalla pesante richiesta di condanna sollecitata. Ha ribadito quanto da lui dichiarato alle forze dell’ordine e durante il processo: la ragazza quella sera non si sarebbe opposta. Il processo è stato rinviato ai primi di marzo per repliche e sentenza. (k.s.)