Porto Torres dice addio a Raimondo Usai, maestro e protagonista della boxe turritana
Una vita sul ring e all’angolo, aveva contagiato anche la moglie Adele, sempre al suo fianco e negli ultimi anni alla presidenza della storica “Turris Martellini”
Porto Torres Settant’anni li aveva compiuti il primo maggio, festa dei lavoratori (e lui è stato un grande lavoratore), in ospedale. Era lì per un intervento al cuore, delicato ma di quelli che ormai si fanno e migliorano la vita. Invece stavolta per Raimondo Usai non è stato così, il suo cuore si è fermato oggi, sabato 3 maggio (nel giorno della processione dei martiri che venerava), e la notizia della sua morte si è diffusa rapidamente in tutta la Sardegna e anche fuori dai confini regionali.
Raimondo Usai era un maestro di pugilato, premiato proprio di recente dal presidente nazionale della Fpi con l’attestato di merito per la sua fedeltà a uno sport che ha contribuito a fare crescere e in alcuni momenti a impedire che nella sua Porto Torres si estinguesse quando stavano prevalendo personalismi e disinteresse.
Era un maestro vero Raimondo Usai, uno che sapeva combattere perché così aveva imparato da ragazzino e lo sport era il suo ambiente naturale e di fronte alle difficoltà, quando gli altri si scansavano, si caricava sulle spalle i problemi e faceva miracoli. Poi, gli altri, quando arrivavano i risultati battevano solo le mani.
Non cercava applausi, Raimondo Usai era di quelli vecchio stampo, uno che le palestre le costruiva nel senso che le creava dal nulla, cominciava in un deposito di attrezzi o in una cantina e poi risaliva, con pazienza fino a tornare dove era nato: il Gruppo Sportivo Turritano. E’ stato tra i pochi protagonisti di fusioni tra società per il bene dello sport e non per cercare autoreferenzialità.
Da qualche anno conviveva con una patologia cardiaca e si era affidato ai medici per costruire un percorso lento e delicato, costellato di garanzie e speranza, per tornare presto alla sua passione di una vita: il pugilato. Una vita sul ring e all’angolo, aveva contagiato anche la moglie Adele, sempre al suo fianco e negli ultimi anni alla presidenza della storica “Turris Martellini”.
Tanti ragazzi sono cresciuti e sono diventati grandi sotto la guida di un maestro come Raimondo Usai: meticoloso, a volte severo come un padre che tiene ai propri figli. Sempre disponibile, un generoso che sapeva pensare al presente e guardare al futuro. Niente muri ma strade aperte da percorrere. Cercava alleanze e sapeva creare collaboratori anche se poi quando contava e serviva decidere era sempre lui a prendersi il carico maggiore di responsabilità. Nello sport come nella vita.
Lascia un vuoto enorme, i maestri migliori sono quelli che insegnano per aiutare a crescere e a formare le nuove generazioni e non quelli che si vantano di essere stati bravi a dare lezioni. Come lui: umile, tenace e capace di formarsi da solo fino a diventare realizzatore di idee e progetti prima di tanti altri che viaggiavano in corsia di sorpasso. Raimondo Usai aveva rallentato, ma non si era mai fermato. Era pronto a ripartire, l’aveva detto a tutti quasi a voler fare coraggio e a distribuire nuove speranze.
Aveva in testa mille idee e non guardava al tempo, Raimondo Usai mancherà alla sua famiglia, agli amici, alla boxe e allo sport in generale. Porto Torres perde uno dei suoi figli che portava la città come esempio, e la sapeva difendere con passione e coraggio.
Fai buon viaggio maestro.