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Inverno demografico, Sassari scende sotto quota 120mila abitanti: ecco tutte le cifre

di Davide Pinna
Inverno demografico, Sassari scende sotto quota 120mila abitanti: ecco tutte le cifre

Non succedeva dagli anni Ottanta, spariscono i 40enni e con loro si perdono le classi produttive

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Sassari Per la prima volta dal 1991, la città è scesa sotto quota 120mila abitanti. Manca ancora il bollino dell’Istat, arriverà fra settembre e ottobre, ma i dati del 2024 non lasciano spazio a dubbi.

Li hanno presentati ieri mattina alla commissione Bilancio, convocata dal presidente Stefano Manai Ferretti, l’assessore Giuseppe Masala e il responsabile del servizio Statistica di Palazzo Ducale Giuseppe Medda.

Ufficialmente, al 31 dicembre 2024, i residenti a Sassari erano 120.497. Ma bisognerà sottrarne altri 694, ancora non contabilizzati, arrivando a quota 119.803. La prima volta che era stata superata la soglia psicologica di quota 120mila era stata con il censimento del 1991. Ora, le proiezioni dell’ufficio statistica mostrano un quadro sempre più nero: tenendo questo ritmo, nel 2042 la popolazione di Sassari sarà intorno ai 100mila abitanti, un dato che non si vedeva dal 1971, ma allora si era in pieno boom industriale a Porto Torres. Stavolta, invece, la tendenza è verso il basso.

Il problema non è di prestigio o di semplici soglie psicologiche, come ha spiegato bene nella sua relazione Giuseppe Medda. Il fatto è che l’inverno demografico sta spazzando via le classi di età più produttive. In cinque anni, fra il 2019 e il 2024, la generazione dei 40enni ha perso il 20 per cento dei suoi componenti, passando da 19.808 a 16.009. Crollano, ma a ritmo più contenuto, anche i numeri dei giovani, fra i 22 e i 39 anni, che passano da 23.867 a 21.996. «Questo significa che Sassari perde la capacità di produrre reddito e ricchezza. Queste sono le fasce di età in cui sono più forti l’inventiva e la capacità imprenditoriale, in cui si lavora di più e meglio» ha spiegato Medda ai componenti della commissione.

E la situazione è destinata a peggiorare sempre di più. Se nel 2019 c’erano 3.057 bambini fra 0 e 3 anni, nel 2024 erano appena 2.376, il 12 per cento in meno. Nella fascia d’età delle scuole elementari, fra i 6 e i 10 anni, il calo è stato di 810 unità: vuol dire che in cinque anni sono sparite 40 classi da venti bambini l’una, due scuole elementari in meno.

L’impatto sarà devastante soprattutto nei prossimi anni. Anche perché il contraltare è che crescono le fasce più vecchie della popolazione. Gli ultraottantenni sono cresciuti del 15 per cento in cinque anni. Il boom riguarda anche chi ha più di 90 anni: sono 1.674, 298 in più rispetto al 2019. Se la popolazione non è in grado di produrre ricchezza e reddito, diminuiranno i posti di lavoro e così la crisi demografica ed economica si alimenteranno l’un l’altra in un circolo vizioso senza fine. Ma c’è anche un problema sociale e umano. Chi si prenderà cura di bambini, sempre meno ma comunque presenti, e anziani?

«Il crollo riguarda la fascia di età che concilia l’attività lavorativa con la cura della famiglia, quella fra 20 e 59 anni, passata da 67.186 a 61.380» ha spiegato Medda. Regge ancora la fascia di supporto, quella fra i 60 e i 79 anni, che aiuta le famiglie a prendersi cura di bambini e anziani, essendo ormai in pensione. Ma nei prossimi anni questi numeri scenderanno. E non si può sperare nemmeno nel supporto degli stranieri perché anche la loro presenza è in calo. I dati sollecitano una risposta da parte della politica, che ieri ha iniziato a confrontarsi.

«Dobbiamo dedicare la giusta attenzione a questo tema – ha detto il presidente della commissione Stefano Manai Ferretti -, perché solo i numeri oggettivi possono aiutarci a formulare una strategia». «La presentazione di questi dati non è un esercizio di ragioneria – ha sottolineato l’assessore Masala -, ma è fondamentale per decidere come allocare le risorse, soprattutto nei servizi socio-assistenziali. Perdiamo più di mille residenti all’anno, c’è una fuga di giovani e perdiamo forza lavoro, mentre crescono 60enni e 80enni. Un trend che dobbiamo provare a invertire con politiche regionali e cittadine».

Chi spera negli stranieri, per ribaltare la situazione, farà meglio a ricredersi.

Perché anche quei numeri, già abbastanza marginali, sono in calo. Il saldo migratorio registra il segno più, con 262 immigrati in più rispetto agli emigrati. Ma, come ha spiegato Medda, si tratta per più della metà di persone che spostano la residenza a Sassari da un paese della provincia. E per il 33 per cento circa di altri sardi.

Gli stranieri sono pochissimi, meno di 5mila, il 4,16 per cento della popolazione totale. Precisamente, nel 2024, ne sono arrivati 745 e sono andati via in 258. Un saldo migratorio positivo, non fosse che altri 677 verranno cancellati dall’anagrafe perché irreperibili o rientrati nei loro paesi d’origine. La situazione di crisi è certificata dal saldo naturale, che mette a confronto nascite e morti. C’è una nuova nascita quasi ogni tre decessi: 511 contro 1.361, con un saldo naturale negativo di 850 unità. 

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