Sequestro Titti Pinna, salta la testimonianza in aula dell’allevatore
Era atteso in tribunale a Sassari. Presente invece l’imputato Michele Piredda
Sassari Era atteso in tribunale a Sassari, nella mattinata di oggi 3 giugno, nell’aula della Corte d’assise, a 19 anni dal suo sequestro, l’allevatore di Bonorva Titti Pinna, ma per un impedimento familiare non si è presentato alla seconda udienza del quarto processo celebrato per l’ultimo sequestro di persona messo a segno in Sardegna e comparirà la prossimamente.
Giovanni Battista era stato rapito nella sua azienda di Bonorva il 19 settembre 2006 ed era fuggito il 28 maggio dell’anno successivo. È invece presente in aula l’imprenditore 58enne di Nulvi Michele Piredda. L’imputato, difeso dall’avvocato Antonella Cuccureddu, è chiamato a rispondere del rapimento in concorso per aver - secondo l’accusa rappresentata dal pm della Dda di Cagliari Gilberto Ganassi - messo a disposizione dei sequestratori un proprio mezzo, un Renault Kangoo, che sarebbe servito per prelevare e trasferire l’ostaggio da Bonorva a Sedilo.
Titti Pinna si era liberato e aveva riacquistato la libertà il 28 maggio 2007 dall’ovile di Sedilo in cui era stato rinchiuso, dopo otto mesi di prigionia. L’avvocato difensore stamattina in apertura di udienza ha ribadito - come aveva già fatto la scorsa udienza - una serie di eccezioni riguardanti in generale l’inutilizzabilità di atti e intercettazioni che sono state rigettate dalla corte presieduta dal giudice Giancosimo Mura, a latere Monia Adami. Per il sequestro dell’allevatore sono già stati condannati in via definitiva Salvatore Atzas, Giovanni Maria Manca, Antonio Faedda, Giovanni Sanna (noto come “Fracassu”).