«Così resisto ai colossi da più di sessant’anni»
Susanna Sechi racconta la vita nella sua bottega in viale Italia
Sassari A muoversi tra bancone, ceste e scaffali pieni, al civico 50 di viale Italia, c’è Susanna Sechi, titolare del piccolo “Frutta e verdura”, che sulla strada si affaccia con un’esposizione di pere. «Basta così signora Mari’? Se lascia il prezzemolo in questa bustina in frigo si conserva meglio». La posizione centralissima del negozio sicuramente ha aiutato, ma il fatto che si trovi lì dal 1960 non può essere un caso. Dietro c'è cura, capacità di adattarsi, cortesia e tanto sacrificio. Dall'aspetto un po’ vintage, l’immagine che lascia non è quella di un mondo lontano e sbiadito, ma di un luogo vitale, che è riuscito a competere con i grandi supermercati, senza farsi travolgere dai cambiamenti dei consumi, che hanno allontanato e pare stiano riavvicinando le persone ai negozi di quartiere. Negozi piccoli ma forniti di prodotti freschi di qualità, dove si compra meno e più spesso, anche per ridurre gli sprechi. Ma dove si scambiano anche confidenze e opinioni. Proprio come da Susanna Sechi. La sua presenza è confortante non solo per gli anziani, ma anche per gli universitari, che lo frequentano numerosi. Così come per chi, di passaggio tra i tanti studi medici della zona, si ricorda che a casa non ha niente per il pranzo. E infatti, il via vai è continuo, persino ora che Sassari è quasi deserta.
«Io ho sessant'anni e lavoro qui da 27 – racconta la signora Sechi – ma in questo negozio ci sono cresciuta. Mia madre da piccola mi teneva dentro a un cesto». Il “Frutta e verdura” è stato aperto oltre sessantacinque anni fa dal padre originario di Nulvi e dalla madre di Gadoni, quando viale Italia era ancora una periferia. E di quel periodo conserva quasi tutto, tranne l’ingresso che allora era in legno. «Questi palazzi ci sono cresciuti intorno – continua – qui era aperta campagna». Da allora di cemento ne è stato colato e insieme alla città è cambiata anche l’attività. «Quando lo gestivano i miei – dice – non c’era così tanta merce. Loro tenevano frutta, verdura, acqua e un po’ di scatolame e vino, mentre io ho aggiunto diverse cose, anche ascoltando i clienti. E poi ho messo gli scaffali». E così tra susine, pere, fichi e uva di produzione propria – in inverno ci sono limoni e arance – si trovano biscotti, sughi pronti, bibite, frutta secca e legumi. Di quelli sfusi, da comprare all’etto. «Da “pronto soccorso” qual era, dove si acquistava solo quello che mancava è diventato un posto dove si riesce a fare la spesa».
E forse il segreto della sua longevità sta nella capacità di rinnovarsi. «Ma dipende anche da come ti comporti», puntualizza Susanna Sechi. Nel suo negozietto, infatti, sono ancora vive quelle relazioni sociali che forse ormai resistono solo nei piccoli paesini. Così, mentre riempie le buste con mezzo chilo di taccole, sei pesche e un po’ di pane fresco, scambia quattro chiacchiere con i clienti. Qualcuno si lamenta della politica, altri le raccontano i fatti propri. E viceversa. È un vero e proprio punto di riferimento per il quartiere. «Mi conoscono tutti – dice – in tanti mi hanno visto crescere. Non ho neanche bisogno di mettere il servizio di fermoposta, la gente si fida e fa arrivare i pacchi qui, come a casa».
Eppure, Susanna Sechi non se la sentirebbe di lasciare l’attività ai suoi figli. Ma non perché si fatichi a tirare avanti. «Ricordo che i miei genitori ebbero qualche difficoltà solo quando, tanti anni fa, in via Amendola aprì uno dei primi supermercati, che causò dei fastidi anche ad altri negozi qui intorno. Ce n’erano tanti prima». Si riferisce all’apertura di Multineddu, proprio dove ora c’è un altro supermercato della grande distribuzione. «Al di là di normali alti e bassi, però, noi abbiamo sempre lavorato». Semplicemente, dunque, Susanna non vorrebbe che i suoi figli facciano i suoi stessi sacrifici. «Non è vita, non ho conosciuto riposo, nemmeno con la testa – dice – Tutte le mattine mi alzo prestissimo per andare al mercato a Predda Niedda a comprare i prodotti e poi rimango qui fino a sera, sei giorni su sette, quasi tutto l'anno. Per loro vorrei qualcosa di diverso». E a chi le chiede quando farà le ferie, ricordandole che è agosto, risponde: «Tra sette anni, quando andrò in pensione».