Dal cuore di Sassari la missione che ha regalato libertà a un ragazzo del Senegal
I volontari del progetto Albatross, già in viaggio per il Paese per donare carrozzine ai disabili, hanno letto l’appello lanciato da Djily Fall
Sassari Un appello su La Nuova Sardegna e una missione di sassaresi già in viaggio verso il Senegal: un’incredibile coincidenza che ha trasformato un sogno in realtà in pochissimi giorni. Mentre la richiesta di aiuto, lanciata da Djily Fall, storico ambulante senegalese di Sassari, insieme al rappresentante delle comunità africana in città Amadou Lamine Sene, raggiungeva i lettori del giornale, Albatross stava già attraversando il deserto con carrozzine, materiali didattici e un furgone carico di speranza.
Djily aveva raccontato alla “Nuova” la storia di un ragazzo disabile di Koki, impossibilitato a muoversi autonomamente, se non con le stampelle, e lanciato un appello alla generosità dei sassaresi: serviva un mezzo che restituisse libertà, dignità e possibilità di vivere una vita normale. Destino o miracolo, il gesto di solidarietà si è trasformato in realtà prima ancora di essere annunciato, regalando a quel ragazzo la possibilità di muoversi con più facilità.
A raccontare questa vicenda è Manolo Cattari, cofondatore dell’associazione Albatros, impegnata da vent’anni in progetti di inclusione attraverso lo sport e la solidarietà: «Quando abbiamo visto il video e letto l’articolo, eravamo già in Africa, in viaggio per il Senegal. È stata una sorpresa, certo, ma anche la conferma che stavamo facendo la cosa giusta». La missione era ambiziosa: portare in Senegal carrozzine, materiale didattico e un furgone, che una volta arrivato a destinazione diventerà una navetta per l’inclusione. Il viaggio non era semplice: partenza dalla Sardegna, attraversamento di Spagna, Marocco e Mauritania, fino all’ingresso in Senegal da Saint-Louis. Un percorso lungo e complesso, affrontato con determinazione dai volontari, ma reso possibile dall’esperienza maturata in vent’anni di attività.
Con Cattari c’erano anche altri volontari, tra cui Danilo Russu, cofondatore e presidente regionale della federazione italiana nuoto, e Kader, mediatore culturale con esperienza sul territorio senegalese. «Il mediatore è stato fondamentale - racconta Cattari - per creare connessioni, capire i bisogni reali e accompagnare la consegna sul posto». L’arrivo a Louga, il capoluogo della provincia in cui si trova Koki, è stato un momento di pura emozione.
«Quando abbiamo incontrato la famiglia e consegnato la carrozzina - spiega Cattari - è stato incredibile. Vedere quel ragazzo felice è stato il vero premio. Un gesto che per noi è piccolo, ma che per lui significa libertà e dignità». Il progetto nasce in piscina, con attività di acquaticità e inclusione per bambini con disabilità o difficoltà motorie, e si è trasformato in cooperazione internazionale: la missione Albatross in Senegal unisce sport, formazione e aiuti concreti, dimostrando che la solidarietà può abbattere confini e barriere.
«Ogni spedizione - conclude Cattari - porta indietro molto più di quello che lascia. Partiamo per dare, ma torniamo con la consapevolezza che anche un piccolo gesto, fatto con cuore, può cambiare davvero la vita di qualcuno». Oggi il viaggio ha già un lieto fine: il ragazzo di Koki può finalmente muoversi con più facilità. Ma la missione prosegue: il furgone partito da Sassari e le carrozzine continuano il cammino per raggiungere altre persone in difficoltà, e quella che sembrava una semplice iniziativa di solidarietà si è trasformata in un miracolo concreto, nato dalla generosità di Sassari e dalla determinazione dei volontari di Albatross.
