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L’appello della comunità senegalese ai sassaresi: «Il nostro amico non cammina, troviamo una carrozzina»

di Luca Fiori
L’appello della comunità senegalese ai sassaresi:  «Il nostro amico non cammina, troviamo una carrozzina»

Un ragazzo di un paesino dell’Africa è costretto a muoversi con le stampelle. Djily Fall e Amadou Lamine Sene chiedono aiuto alla città

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Sassari C’è un ragazzo a Koki, in Senegal, che non può muoversi da solo a causa di una malformazione alle gambe. A Sassari c’è qualcuno che gli vuole bene e in passato ha già sperimentato quanto può essere grande il cuore dei sassaresi. 
Djily Fall, storico ambulante senegalese della città, e Amadou Lamine Sene, rappresentante a Sassari della comunità africana, lanciano un appello urgente: servirebbe una macchinetta elettrica per ridare libertà, autonomia e dignità a un ragazzo che vive in Africa ed è costretto a convivere con le stampelle dalla nascita. La carrozzina elettrica non sarebbe solo un mezzo di trasporto, ma la possibilità di andare a fare la spesa, di vedere amici, di vivere senza confini imposti dalla disabilità.

Dopo il piccolo miracolo del 2024, quando la città aveva trasformato in realtà il sogno di aprire un intero ambulatorio ginecologico per il villaggio di Koki, oggi Djily e Amadou chiedono ai sassaresi di dimostrare ancora una volta che la solidarietà può superare mari, chilometri e difficoltà, e che un piccolo gesto può cambiare una vita intera. Djily ha la voce ferma ma commossa mentre racconta la situazione del ragazzo del suo villaggio. «Non può muoversi da solo, ogni piccolo spostamento diventa un’impresa - spiega - una macchinetta elettrica, anche usata, ma funzionante, cambierebbe la sua vita».

Non è la prima volta che Sassari si mobilita grazie a lui. Nel 2021 Djily lanciò il primo appello, sempre attraverso La Nuova Sardegna, chiedendo aiuto per dotare il piccolo ospedale di Koki di un ecografo ginecologico, perché le giovani mamme del villaggio non fossero costrette a lunghi viaggi fino a Dakar. La risposta della città fu straordinaria: i medici sassaresi Roberto Pietri e Gianfranco Virdis donarono non solo l’ecografo, ma un intero ambulatorio funzionante, e la comunità senegalese a Sassari raccolse i fondi per spedire il container che attraversò il mare, superando burocrazia e costi. Quando nel 2024 l’ambulatorio fu inaugurato davanti al sindaco di Koki, Cheikh Lo Diop, e a mamme e bambini del villaggio, Djily non riuscì a trattenere le lacrime.

«Non è più un sogno – disse – vi saremo grati per sempre». Quella storia di generosità, impegno e speranza oggi si ripete in forma più semplice ma altrettanto significativa: un piccolo mezzo elettrico che può restituire libertà e dignità a un ragazzo, e dare sollievo a una famiglia intera. Amadou Lamine Sene, voce della comunità senegalese in città, sottolinea l’importanza del gesto: «Non servono grandi doni, serve solo qualcuno che voglia condividere ciò che ha. Un piccolo veicolo, una macchinetta elettrica, può fare la differenza». 
I mezzi necessari non devono essere nuovi: può andare bene qualsiasi scooter elettrico per disabili o mini-veicolo usato, l’importante è che sia funzionante e possa essere spedito e utilizzato nel villaggio. Chi vuole contribuire può rivolgersi alla comunità senegalese di Sassari o alla redazione del nostro giornale, che fungerà da tramite per raccolta e spedizione. Djily e Amadou - con accanto Roberto Demuro l’ex comandante della stazione mobile della polizia locale, vero e proprio punto di riferimento per sassaresi e stranieri al centro storico - lanciano un invito diretto. «Sassari non ci ha mai lasciato soli – dicono – ora possiamo scrivere insieme un nuovo capitolo di solidarietà». La città ha già dimostrato la sua generosità e sicuramente anche questa volta non si tirerà indietro. 

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