La Nuova Sardegna

Sassari

Il caso

Roghi in largo Budapest a Sassari, il presunto autore aggredito in carcere

di Luca Fiori

	<em>(foto Mauro Chessa)</em>
(foto Mauro Chessa)

Vladimiro Cabizza ha anche scelto di rinunciare all’istanza di Riesame per chiedere gli arresti domiciliari

3 MINUTI DI LETTURA





Sassari Ha scelto di rinunciare all’istanza di Riesame per chiedere gli arresti domiciliari, pur proclamandosi completamente innocente, e nel carcere di Bancali qualche giorno fa è stato aggredito da un altro detenuto, vivendo così i primi giorni di una detenzione difficile e carica di tensione.

Vladimiro Cabizza, il 55enne sassarese agente di pratiche stradali, al centro di una vicenda che ha terrorizzato il condominio di largo Budapest, con sei incendi dolosi avvenuti tra novembre e dicembre, era stato arrestato il 12 dicembre scorso dagli investigatori della sezione operativa dei carabinieri. L’uomo si è sempre proclamato estraneo ai fatti, ammettendo solo normali discussioni condominiali. La decisione di rinunciare a comparire davanti al tribunale del Riesame, pur potendo chiedere gli arresti domiciliari in un’abitazione lontana da largo Budapest, è stata interpretata dai suoi legali come una scelta strategica, legata alla tutela della sua posizione personale in attesa dei futuri accertamenti.

Cabizza era stato arrestato in flagranza e portato al carcere di Bancali. In cella, oltre allo stress della detenzione, qualche giorno fa ha però subito una violenta aggressione da parte di un altro detenuto. Episodio che ha spinto i suoi legali, gli avvocati Antonio Moro e Daniela Pinna Vistoso, a richiedere urgentemente la cartella clinica. Richiesta finalizzata al trasferimento in una struttura sanitaria e alla richiesta di una perizia medico-psichiatrica, al fine di valutare le condizioni psicofisiche del loro assistito. Tutto era cominciato il 6 novembre scorso, quando una Volkswagen T-Cross e una Fiat Panda erano state avvolte dalle fiamme alle prime ore del mattino, lambendo le abitazioni del condominio. I residenti avevano assistito impotenti alla devastazione, dando inizio a settimane di paura e tensione. Tre giorni dopo, nella notte tra il 9 e il 10 novembre, un secondo rogo aveva colpito una scala aerea parcheggiata nello stesso cortile.

La situazione peggiora tra la fine di novembre e l’inizio di dicembre: nella notte tra il 29 e il 30 novembre un’altra auto va in fiamme, seguita dal quarto incendio del 7 dicembre, alle 3.15 del mattino, e dal quinto il 9 dicembre all’alba, che distrugge un camion gru e altre vetture. Il sesto incendio, avvenuto il 12 dicembre, segna la svolta decisiva. Cabizza viene ripreso da una telecamera nascosta installata da alcuni condomini, che lo inquadrano mentre si aggira nel cortile con guanti neri e una tanica di benzina, pochi istanti prima che le fiamme distruggano un motorino. Queste immagini costituiscono, secondo gli investigatori della sezione operativa dei carabinieri, la prova regina dell’inchiesta. Gli episodi avevano costretto i residenti a organizzare assemblee straordinarie per installare sistemi di videosorveglianza e a vivere notti insonni, sempre pronti a correre fuori dalle abitazioni mentre il fuoco lambiva i balconi.

Primo Piano
Inps

Pensioni, cosa cambia nel 2026 e quali sono le vie per lasciare il lavoro prima

Le nostre iniziative