L’amore di Luena per i tulipani e la forza di una mamma: Il Giardino di Lù rinasce dopo la tempesta
A Pimentel uno spazio fiorito e solidale: da quando è morta la figlia, Maria Fois raccoglie fondi per la ricerca contro il tumore ovarico. Un mese fa l’alluvione, poi la ripartenza
Luena Mirai aveva una passione sconfinata, quella per i tulipani. Quando muore giovanissima, sconfitta da un tumore ovarico ostinato, Maria Fois, la sua mamma, pianta cinquemila bulbi, per dilatare a dismisura il segno di quell’amore che deve diventare bellezza visibile e fruibile da tutti. È così che nasce “Il Giardino di Lu”, a Pimentel, nella subregione storica della Trexenta, uno spazio di puro incanto distribuito su un ettaro di terreno. Dalla bellezza dei tulipani nasce il contributo alla ricerca scientifica in memoria di Luena. Dall’anno della morte della ragazza sono stati distribuiti più di 400 mila tulipani, tradotti concretamente in oltre 60 mila euro di donazioni alla ricerca. Poi accade l’impensabile, a dieci anni dalla fondazione della onlus: una grandinata violenta dai chicchi di ghiaccio grandi come mandarini si abbatte due mesi fa sul giardino distruggendolo. Maria non si dà per vinta neppure per un istante e avviene il miracolo di solidarietà.
Maria, sulla parete della casetta, in giardino, campeggia la scritta “Rinascita”. Che valore ha, oggi, questa parola, dopo l’alluvione di questa estate?
«Da quando è andata via Luena, nel 2016, questo termine è stato il nostro motivo conduttore. Io in prima persona ho cercato di ispirarmi con forza al valore della rinascita, da subito: rinascere e cominciare da capo. Così è avvenuto anche in seguito all’alluvione. Dopo la grandinata abbiamo ricostruito tutto, dal principio. Ce l’abbiamo fatta. E ce la faremo sempre».
Come avete fatto a rinascere in poco meno di un mese?
«Avevamo un obiettivo che era un obbligo: un importantissimo convegno fissato per il 20 settembre. Tanti gli esperti già prenotati. In tantissimi sono corsi ad aiutarci, anche persone che non avevamo mai visto! Abbiamo lavorato sodo, giorno e notte, finivamo alle due del mattino. I soci del Giardino di Lu erano presenti tutti».
Voi incentivate la ricerca scientifica anche con borse di studio. A chi sono destinate?
«Quest’anno saranno quattro. Una borsa è andata alla Fondazione Veronesi, una all’Università di Cagliari. Stiamo valutando se consegnare una nuova borsa sempre alla Fondazione o a un altro ospedale, stiamo prendendo in considerazione anche l’Humanitas. È fondamentale il requisito della trasparenza, conoscere come saranno impiegate le borse da 33 mila euro ciascuna, sapere nel dettaglio come saranno utilizzati i fondi».
Qual è oggi il vostro obiettivo primario?
«Garantire una corretta informazione sul tumore ovarico, perché può salvare la vita. Non sono previsti esami di screening per il tumore, la visita ginecologica con ecografia transvaginale è l’unico sistema per sapere se andiamo incontro al tumore ovarico. L’unico modo che abbiamo per aiutarci è sostenere la Ricerca, solo così possiamo sperare di avere esami con screening precoce e veloce».
*Rachele frequenta il Liceo De Sanctis Deledda, Cagliari
