Dalla terra nasce l’impresa e profuma di vino e cultura: gli studenti in visita alle Cantine Surrau – VIDEO
Viaggio nella storia per i ragazzi del Tecnico Deffenu di Olbia: dal podere della famiglia Demuro un’eccellenza che mette al primo posto il rispetto per la natura
«Il vino potrebbe essere il vostro futuro», dice Silvia Baratella alle due classi del “Deffenu” di Olbia giunte ad Arzachena per una visita alle Cantine Surrau nel quadro del progetto La Nuova@Scuola.
Giancarlo Demuro e Marco Loddo accolgono, fanno sentire a casa. Una casa bellissima. E dopo un coffee break per ambientarsi, parte subito il racconto che ragazze e ragazzi ascoltano con massima attenzione, quasi rispetto. E interesse. La scintilla che accende il progetto Vigne Surrau risale ai primissimi anni del nuovo millennio. Tre dei dodici fratelli Demuro decidono di riprendere in mano il vecchio podere di famiglia in zona “Surrau”. La loro attività imprenditoriale si diversifica, ma quella sana e radicata passione per la terra rimane. Coltivando la vite, ma ponendosi continuamente sfide da superare per competere e dare forma al “bello”. Il primo challenge? Non puntare su un vermentino come primo frutto del lavoro, ma scommettere su un rosso - tre vitigni -, chiamato proprio “Surrau” (2005), toponimo della vallata dove tutto ha inizio.
Nel 2009 l’idea si evolve nel segno della parola “accoglienza”, esplicitata in una struttura capace di accogliere, di abbracciare e stupire. Di far star bene. Al vino si associa l’arte. E la cultura. Gli spazi prendono forma costante di Galleria d’arte, fra esposizioni (interne ed esterne), collezioni fotografiche e vernissage. Ad oggi la produzione è arrivata, nelle annate migliori, a 650mila bottiglie.
Ma aumentando investimenti e produzione, servivano spazi. E allora ecco che sotto la terra, sotto un vigneto, viene costruito un tunnel sotterraneo di 200 metri ove trovano spazio processi e macchinari per imbottigliamento, magazzini di stoccaggio, lavorazione delle “bollicine”, con rampe d’accesso per il carico. Esternamente non si vede nulla, la natura resta protagonista del contesto e il territorio di Sardegna viene esaltato e dipinto come terra del vino, come già dall’età pre nuragica.
Il Vermentino di Gallura è unica doc sarda. Elementi caratterizzanti? Il granito di Gallura che rilascia minerali, il maestrale e il mare. Caratteristiche impattanti riconosciute a livello mondiale. Scorrono su schermo i vini griffati Surrau (14 in commercio, lo “Sciala” il più diffuso al mondo): ognuno con un nome specifico, ognuno con le sue peculiarità. La sperimentazione è la regola, si applica su scala enologica senza limiti. Acciaio, legno di vario tipo, ceramica, vasche ovoidali in cemento e ora anche il vetro, ultimo esperimento. Vincente. Dall’interno all’esterno con Eleonora, che introduce al mondo della produzione vera e propria, fra vigneti custoditi da rose (piante sentinella) e una raccolta fatta solo a mano e presse ultra sofisticate per una pressatura morbida. I giovani sgranano gli occhi, vedono la tradizione diventare futuro. Ogni anno cambiano la vendemmia e il vino, non esistono ricette replicabili alla perfezione, ma esiste un disciplinare. La Gallura, territorio unico anch’esso, non regala all’assaggio prodotti replicabili. Profumi di legno e temperature variabili mantenute costanti a seconda dell’ambiente, immense distese di bottiglie e un ingresso che invoglia alla condivisione. Sorrisi e reciproca soddisfazione. C’è già voglia di tornare. E di raccontare quel che è stato.
