La Nuova Sardegna

L’emergenza

Uniti e solidali contro il bullismo: tra noi si scherza ma senza superare mai i limiti

di Michele Moro, Bruno Pintus, Simone Truddaiu, Antonio Bianco*
Uniti e solidali contro il bullismo: tra noi si scherza ma senza superare mai i limiti

Gli studenti dell’Ipia di Sassari: la nostra scuola ci educa al rispetto e all’inclusione

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Il bullismo è un fenomeno ancora troppo diffuso. I bulli che agiscono contro una o più vittime, lo fanno in modo fisico, con percosse o sputi, o verbale: usando insulti e minacce. Agiscono da soli o in gruppo, prendendo di mira persone considerate più deboli: studenti molto bravi, ragazzi con disabilità, con problemi familiari, o semplicemente con un diverso colore della pelle, arrivando in questo ultimo caso al razzismo. La cosa più grave è che, mentre il bullo riceve sostegno dal “branco”, la vittima spesso resta sola, non difesa per la mancanza di coraggio di chi assiste. Per questo è fondamentale che chi subisce questi atti parli subito con adulti di riferimento (genitori, nonni, insegnanti) o, nei casi più gravi, si rivolga alle forze dell’ordine. L’ambiente dove il bullismo si diffonde di più è la scuola, il luogo dove noi adolescenti passiamo la maggior parte del tempo. Spesso, nelle classi, i ragazzi più deboli vengono esclusi e i bulli sanno agire in modo subdolo, rendendo difficile l’intervento veloce dei professori. Con l’uso della tecnologia, il bullismo spesso si trasforma in cyberbullismo: sui social, nelle chat e su internet. Molti ragazzi subiscono minacce, insulti, molestie o la diffusione non autorizzata di contenuti imbarazzanti. Rispetto a quello tradizionale, il cyberbullismo è molto più pericoloso: raggiunge un pubblico più ampio, può essere totalmente anonimo e, una volta che i contenuti sono diffusi, è difficile eliminarli. Se il bullismo “dal vivo” è limitato, sui social e nelle chat i contenuti sono visti da tantissime persone ed è quasi impossibile eliminarli.

Le vittime sviluppano seri problemi, come ansia, depressione, perdita di fiducia in sé, arrivando in casi estremi al suicidio. Per questo, l’unica strada è denunciare questi episodi alla polizia: il bullismo è un reato punibile, come stabilito dalla legge 71/2017. Noi siamo studenti dell’Istituto professionale per l’industria e l’artigianato (IPIA) di Sassari. Il nostro istituto ci prepara direttamente al mondo del lavoro: una volta diplomati, molti di noi trovano subito un impiego. A scuola facciamo molta pratica, e questo ci aiuta a capire come si lavora davvero: collaborando. In laboratorio, in aula o durante le pause, non escludiamo nessuno e svolgiamo le attività, pratiche e teoriche, sempre insieme. Cerchiamo di supportarci a vicenda, creando un ambiente inclusivo e accogliente. Siamo ragazzi, e ovviamente tra noi si scherza, si ride e si fanno battute, ma c'è una linea che cerchiamo di non superare. Abbiamo imparato a riconoscere i nostri limiti e a chiedere subito scusa quando capita di esagerare o offendere qualcuno, anche senza volerlo. I professori in questo ci aiutano tantissimo e ci insegnano ogni giorno il rispetto e l’inclusione. Sappiamo che spesso gli istituti professionali come il nostro vengono etichettati in modo negativo, considerati meno impegnativi o problematici. Siamo un ambiente orientato al futuro, dove l’attenzione al lavoro pratico si unisce allo studio delle discipline scientifiche e umanistiche. Il bullismo non dovrebbe esistere: siamo tutti uguali con gli stessi diritti, dobbiamo sentirci tranquilli e al sicuro nei luoghi che frequentiamo.

*Michele, Bruno, Simone e Antonio frequentano 4°C Mat dell’Ipia di Sassari

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