I terribili otto giorni che decideranno i destini della corsa
Prima il trittico Oropa-Montecampione-Val Martello, poi la cronoscalata del Monte Grappa e infine lo Zoncolan
La sentenza arriverà alla fine del trittico Oropa-Montecampione-Val Martello, l’interminabile cronoscalata del Monte Grappa sarà la prova d’appello, mentre il terzo grado di giudizio arriverà 24 ore dopo sullo Zoncolan. Tutto in otto giorni. Insomma, alla corsa rosa la giustizia non è certo lumaca come quella del Paese che la ospita.
Il primo assaggio di sfida. L’ultima settimana sarà decisiva, con almeno cinque tappe chiave. E prima? Non si potrà forse capire chi arriverà in rosa a Trieste, ma si capirà chi dovrà abbandonare i sogni di gloria. A questo, al solito, penseranno gli Appennini più che la tre giorni in Irlanda. Lassù i big dovranno stare attenti a non perdere troppo terreno nei 21 km della cronosquadre di Belfast e a non farsi fregare dal vento, una delle poche insidie della trasferta. In Puglia comincerà il vero assalto alla rosa. Anzi, alla fine della prima settimana, sabato 17 e domenica 18 maggio tra Marche, Romagna e Toscana. Negli arrivi in salita di Montecopiolo e di Sestola (la salita cara ad Alberto Tomba sarà preceduta dall’insidioso dente del Carpegna), si potrà capire chi lotterà per la vittoria finale. Quintana, Rodriguez, Esjedal, Roche, Uran, Scarponi dovranno fare sul serio, anche se le pendenze non impossibili non ammazzeranno la corsa.
Il rischio sbornia. Giovedì 22, nei 46 km della Barbaresco-Barolo, qualcuno fra i favoriti invece si potrà prendere una bella sbornia. Crono lunga, vallonata più di quanto dice la cartina del Garibaldi. Un cronoman qui può fare la differenza, ma Wiggins e Froome non ci saranno. Evans sì. Gli altri? Esjedal contro il tempo va forte, tanto quanto due anni fa? Quintana e Rodriguez, i due grandi favoriti? Ecco i più recenti precedenti tra i due. Tour de France 2013: a Mont Saint Michel in 33 km (crono piatta) i due si staccarono di un secondo, nella crono di Chorges, a fine corsa, Purito distanziò il giovane colombiano di un minuto.
La tre giorni alpina. A conti fatti, se davvero saranno loro due i fari della corsa, la crono deciderà poco. La successiva, terrificante, tre giorni alpina sì. Ecco la sentenza di primo grado del Giro. Sabato 24: arrivo in salita a Oropa, di pantaniana memoria, preceduto da due ascese. Tappa breve, solo 162 km, e dunque pericolosa, come sempre lo sono le frazioni dal chilometraggio limitato. Gli undici km finali all’insù non sono impossibili, ma qualcuno, se il ritmo sarà elevato dalla partenza, potrà pagare. Il giorno dopo ancora arrivo all’insù, quello di Montecampione: 19 km, pendenza media del 7,8%. Qui Pantani nel 1998 mise in cassaforte il Giro staccando Tonkov. Sarà spettacolo.
Il rischio della sosta. E il successivo giorno di riposo renderà ancor più imprevedibile il tappone con Gavia, Stelvio e l’arrivo inedito in Val Martello. Un anno fa la neve fermò la carovana, quest’anno gli organizzatori ci riproveranno. E oltre all’incognita meteo i corridori dovranno affrontare quella del giorno di riposo. Strade epiche chiameranno i big alla battaglia. Ecco perché in 139 km, tre salite interminabili e oltre quattromila km di dislivello, non potrà non uscire la sentenza di primo grado del Giro. Chi vestirà la rosa all’ombra dell’Ortles vedrà il mare di Trieste? No. Questo il bello della corsa 2014: il veleno nella coda. Giovedì 29, Belluno-Panarotta, altro arrivo in salita, tosto, ma la vera prova d’appello arriverà il giorno dopo sul Grappa. Dove gli italiani di Diaz si arroccarono per difendere la Pianura Padana dall’avanzata austro-tedesca quasi un secolo fa, ci sarà battaglia. «Pedaleranno per un’ora in salita – spiega la nuova voce tecnica della Rai, Stefano Garzelli, uno che di cronoscalate se ne intende –, sul Grappa potrà succedere di tutto». Micidiale corsa contro il tempo. Finita? No. Ventiquattr’ore dopo, in Carnia, il terzo grado di giudizio: inappellabile. Lo Zoncolan, il Kaiser. In 10 km 1.203 metri di dislivello, pendenza media 11,9%, massima 22%. Semplicemente la salita più dura d’Europa, lo spauracchio del Giro. E in Italia, quante volte una sentenza è ribaltata in Cassazione?
@simeoli1972
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