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il ritratto

La rivincita di un ragazzo che sembra uno di noi

di Roberto Sanna

SASSARI. Con quella faccia un po’ così, tra il timido e il serioso, potresti scambiare Drake per il tranquillo dirimpettaio che suona alla porta perché ha finito il sale o le uova. Un tipico “family...

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SASSARI. Con quella faccia un po’ così, tra il timido e il serioso, potresti scambiare Drake per il tranquillo dirimpettaio che suona alla porta perché ha finito il sale o le uova. Un tipico “family man” americano, riservato, disponibile con tutti, che poi in campo si trasforma e diventa il più temuto attaccante della Serie A. L’uomo dal quale cominciano tutti i piani-partita degli allenatori che devono giocare contro con la Dinamo, sembra di vederli mentre spiegano ai loro giocatori che cosa dovranno fare per evitare di essere impallinati.

Drake è anche un giocatore che, per arrivare a questo riconoscimento, ha lavorato come un matto risalendo la corrente di una malattia che a tante persone rende difficile la vita di tutti i giorni. Drake quando è arrivato in Italia era una scommessa per tutti, anche per se stesso. Non era una prima scelta Nba, non aveva procuratori importanti che lo spingevano, non aveva il nome sui taccuini dei migliori scout, addirittura non aveva nemmeno l’abilitazione medica per giocare in Italia. Aveva invece una gran voglia di riprendere in mano la sua vita e una fiducia immensa nel suo talento, nella tecnica che il padre Dick gli aveva insegnato in anni e anni di lavoro. Ha cominciato in una squadra che giocava in Legadue, aveva come obiettivo la salvezza e poteva offrirgli solo il minimo di stipendio.Ha accettato perché comunque quella era la chance che cercava, forse l’unica a disposizione per diventare quello che aveva sempre sognato e il morbo di Chron gli stava negando. Momenti che Drake tiene bene in mente anche ora che è diventato il più forte in Italia perché lui è uno che davvero non dimentica da dove è venuto.

Era un ragazzo e un giocatore con tante speranze, ora è l’Mvp del campionato e un uomo realizzato, a Sassari ha visto nascere i suoi due figli, potrebbe avere la città in mano invece le sue giornate si snodano tra la casa e il palazzetto. Educato, gentile, vestito casual e con gli occhiali in stile nerd sul viso, potrebbe facilmente essere confuso con un impiegato di banca un po’ più alto della media. Anche in campo è uno di noi, è bello vedere che il migliore per una volta non è un giocatore con un fisico pazzesco e due gambe da paura. Drake sa anche schiacciare e andare in contropiede, ma è il migliore di tutti perché il suo basket è cerebrale e lo porta a essere sempre nel posto giusto al momento giusto. Uno di noi ma con un talento particolare in più, perché quando inventa certe cose ti chiedi come faccia. La risposta c’è: Drake, il bravo ragazzo della porta accanto, quando va in campo diventa ManDrake. Ed è bello sapere che gioca a Sassari, nella Dinamo.

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