La Nuova Sardegna

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Primo atto, Aru &C a caccia di Contador

di Antonio Simeoli

La cronosquadre assegna la prima maglia rosa. Ma lo spagnolo prenota quella di Milano: «Voglio trionfare»

09 maggio 2015
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INVIATO A SANREMO. «Il mio gregario Emanuele Boaro mi ha detto: distruggili tutti. Io cercherò di farlo, ma ci sono almeno tre avversari che si chiamano Richie Porte, Rigoberto Uran e Fabio Aru».

Scandisce bene i nomi Alberto Contador. «Cosa le fa paura di loro?», gli chiedono. Lui sorride e dice: «Loro devono avere paura di me». Poco prima, con lo stesso tono, a chi gli aveva chiesto dove temeva gli attacchi dei suoi avversari aveva detto. «Chi lo dice che non sarò io ad attaccare?».

La giornata di vigilia della partenza della Corsa rosa a Sanremo ha avuto, certamente, il suo culmine nella marina di Aregai, una decina di chilometri a levante dalla città dei fiori. Da una parte la splendida pista ciclabile, che le 21 squadre “mangeranno” oggi pomeriggio sul filo dei 60 all’ora, a destra lussuosissime barche. In mezzo l’hotel che ospita la Tinkoff-Saxo del favoritissimo alla vittoria finale e una ventina di supermacchine parcheggiate, Porsche e Ferrari in testa. Posto da ricchi quello, come del resto la squadra del magnate-ciclista Oleg Tinkoff, piuttosto seccato, si dice, per gli scarsi risultati finora ottenuti dal suo team.

Peter Sagan nelle Classiche si è clamorosamente perso. Poi il magnate russo ha dato il benservito a Bjarne Riis, andatosene portando con se l’ombra del doping (ammesso) di quando era corridore.

Contador? Non ha vinto come un anno fa la Tirreno Adriatico e se non vincesse il Giro...

«No – si è affrettato a dire il “pistolero – il clima in squadra è buono. Non sono preoccupato, ho accanto a me corridori esperti e forti in salita come Ivan Basso e Roman Kreuziger, poi c’è Paulinho, ci sono Boaro e Tosatto per la pianura: sono pronto a fare un grande Giro d’Italia. Via Riis? Ho piena fiducia nel management della squadra».

La ressa di giornalisti, telecamere e fotografi rende l’idea di quanto il barometro segni bello in casa Contador.

Che non si tira indietro quando gli parlano di Giro e Tour, una doppietta che avrebbe del clamoroso, visto che l’ultimo a centrarla è stato ormai 17 anni fa Marco Pantani. «La caduta alla Grande Boucle di un anno fa – spiega – mi ha caricato. Sono tornato a tempo di record alla Vuelta e ho vinto. Lì ho capito che avevo dentro di me una grande motivazione per tentare la doppietta. Negli anni scorsi, il Tour calamitava tutta la mia stagione, adesso cerco nuovi stimoli, cerco la gloria. In Italia ho già vinto, so come vincere e come fare contenti i miei tanti tifosi».

Il piano? Lo spagnolo parla di corsa da gestire giorno per giorno, ma poi indica il primo die crucial: la maxi-cronometro del Prosecco. Roba da leccarsi i baffi per uno così. È magro, tirato al punto giusto. Si vede. È reduce da tre settimane di allenamenti in altura sul Teide.

«Poi ci saranno le montagne, le grandi montagne dove, se non avrò già fatto la differenza, potrò ancora tentare di farla. C’è il Colle delle Finestre, l’ultima vetta per tentare qualcosa, ma a quel punto spero di dovermi solo difendere. Solo a quel punto mi riposerò e penserà alla Francia» chiude.

Ha le idee chiare il campeon. Fuori due camion, un maxibus. E poi furgoni, ammiraglie tirate a lucido, personale a bizzeffe. Vicino i mezzi della Bardiani-Csf, battagliera ma piccola squadra italiana Professional, fanno quasi tenerezza. Il ciclismo 2.0 è anche questo. Tinkoff paga (tanto) ora vuole la rosa. Ha l’asso nella manica.

@simeoli1972

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