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Un debito di pochi euro azzera la Torres

Un debito di pochi euro azzera la Torres

Quasi nulle le speranze di tornare in campo. La Lega è inflessibile e l’isola perde una delle sue società più titolate

15 settembre 2015
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SASSARI. Non ci sono buone nuove sul fronte Torres femminile, anche se in tanti, a Sassari iniziano a muoversi e organizzarsi per provare a dare un domani ad una delle società sportive più vincenti del panorama sardo e italiano. L'esclusione del campionato di serie A, la nota della società del presidente Domenico Capitani, la richiesta di chiarezza da parte del popolo rossoblù, l'attenzione della stampa (anche di quella nazionale), l'amarezza, tanta, riversata sui canali social da alcuni delle giocatrici che la storia della Torres l'anno vissuta, l'hanno fatta e l'anno scritta.

Niente da fare di fronte a quella che sembra una sentenza già scritta: la Torres femminilee fuori dalla serie A e non potrà prendere parte al campioato che sta per cominciare. Resta ferma per decisione della Covisod, l’organismo di controllo del calcio dilettantistico, che ha rilevato che entro il 30 marzo 2015 non risultavano pagati gli emolumenti ad alcune calciatrici in riferimento al campionato 2013-2014, quello precedente la gestione di Domenico Capitani.

La Torres ha pagato solo in parte il debito pregresso («ci sono stati problemi di mancate notifiche e di tempi troppo stretti» si giustifica la società) mentre la vecchia dirigenza ha sempre sostenuto di aver ceduto le chiavi della Torres con relativi debiti e crediti. E con questi ultimi superiori ai primi. Di certo c’è che Sassari perde una delle squadre più titolate d’Italia. Lo la perde per qualche decina di migliaia di euro nel silenzio generale.

Le uniche voci di proteste sono quelle, accorate, di ha avuto l’onore di vestire la maglia rossoblù. Il coro è aperto dall'attaccante Rita Guarino: «L'orgoglio di chiamarsi Torres! Nessuno potrà cancellare ciò che è stato scritto nella pagina più importante della storia del calcio femminile italiano. È una vera tristezza calpestare questa bandiera e questi colori». Orgoglio, appartenenza, delusione. Parole chiave che ritornano anche nel post di Giulia Domenichetti, che citando proprio la Guarino riavvolge il nastro della memoria costruita lungo i 12 anni trascorsi a Sassari e scrive amara: «Due anni esatti fa la Torres femminile alzava il suo ennesimo trofeo. Oggi, due anni dopo, muore, calpestata e stritolata tra scaramucce, battaglie e dispetti tra nuova e vecchia dirigenza che, evidentemente, non hanno mai saputo capire cos'era quell'orgoglio di chiamarsi Torres. Il problema non sono stati solo i soldi, ma il rispetto, e il rispetto non si compra. Sa fide nostra no la pagat dinari. Arrivederci Torres».

Mimma Fazio è stata una delle prime giocatrici a sbottare esprimendo tutto il suo disappunto e raccontando una stagione, quella passata, difficile, complicata e costellata di mille problemi, epilogo di una storia senza lieto finale, rappresentata dalle foto degli abbracci in campo, e commentata con un «Ciao Torres mi piace ricordarti così sempre nel mio cuore». Gigi Casu è stato uno degli allenatori del team rossoblu: «Sono orgoglioso di aver allenato la Torres femminile. Sono oltremodo fiero per aver contribuito a portare il primo scudetto a Sassari. Questa gloriosa squadra è entrata nella storia del calcio e ha portato i colori rossoblu in giro per lItalia e in Europa – scrive su Facebook -. La Torres femminile oggi non c'è più. Con una ingiusta e sciagurata indifferenza hanno chiuso. Finito tutto. Tutti a casa… ]Ma non si può cancellare la storia. Non si possono dimenticare le grandi imprese. Onore alla Torres femminile, orgoglio dello Sport».

Nemmeno Angel Parejo, giocatrice spagnola che a Sassari ha lasciato il segno, e il cuore, è riuscita a trattenere la rabbia scatenata dall'incondizionato amore per i colori rossoblu: «Il mio cuore piange, ma tanto, tanto. Non posso credere che abbiano distrutto un patrimonio sportivo come la Torres femminile, la prima squadra a partecipare alla prima edizione della Champions League, che ha onorato e portato in giro in nome della Sardegna a livello nazionale e internazionale, che è stata invitata al Vaticano da Papa Giovanni Paolo II per meriti sportivi …Mi voglio svegliare da questo incubo. Chi pensava di aver gestito per 20 anni bene questo patrimonio e chi lo ha gestito ora si sbaglia: la verità è che avete distrutto la Torres femminile».

Giovanni Dessole

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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