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Lulù Oliveira: «Cagliari e Crotone hanno già un piede in A»

di Roberto Muretto
Lulù Oliveira: «Cagliari e Crotone hanno già un piede in A»

Lulù Oliveira non ha dubbi ma manda un sms ai rossoblù: «Sono i più forti anche se qualche volta peccano di presunzione»

10 febbraio 2016
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CAGLIARI. «Seguo il campionato con attenzione e tifo Cagliari. Un bel duello quello col Crotone. Alla fine entrambe le squadre andranno in serie A». Parole di Lulù Oliveira da Malta. L’ex attaccante rossoblù allena il Floriana ed è quinto in classifica. In corsa per un posto nella prossima Europa League. Non si perde una partita della squadra di Rastelli: «Se sono impegnato, registro le gare e poi le guardo senza conoscere il risultato». Ma se il Cagliari ha confermato un ruolo che tutti gli hanno assegnato la scorsa estate, sui calabresi così in alto nessuno avrebbe scommesso un euro. «Nemmeno io. Stanno facendo cose eccezionali - il commento di Oliveira -. Una squadra organizzata, mentalmente forte, determinata. Guidata da un allenatore che cura in modo maniacale la fase difensiva. Caratteristiche che gli consentono di colmare il gap tecnico che separa il Crotone non solo dal Cagliari, ma anche da altre formazioni tipo Bari e Pescara».

Ma c’è una differenza tra le due leader della B?

«Il Cagliari ha tanta qualità. Un centrocampo e un attacco che fanno paura. Non è casuale se ha mandato in gol quindici giocatori. Il Crotone, secondo me, ha più fame dei rossoblù. Non molla mai, non ha cali di concentrazione. Quelli che invece ho visto in qualche gara dei rossoblù».

Sta forse dicendo che hanno peccato di presunzione?

«Sì. Ha fatto bene l’allenatore a farsi sentire e ricordare che fino a quando non c’è la certezza matematica di essere promosso è meglio non rilassarsi. Sono stato giocatore e so benissimo che quando ti senti dire che sei più forte, che il campionato lo vinci in carrozza, tendi a pensare che il risultato comunque arriva. La serie B è durissima, credo che questo concetto la squadra di Rastelli ora lo abbia capito, anche se ogni tanto si distrae».

Anche lei si schiera con i tifosi troppo esigenti?

«No. Sto semplicemente facendo un’analisi di quello che ho visto. Per esempio, a Crotone il Cagliari ha perso perchè ha sì commesso gravi errori difensivi, ma è entrato in campo senza la necessaria cattiveria agonistica e ne ha pagato le conseguenze».

Ma in A ci va lo stesso?

«Su questo non ho dubbi. Il vantaggio sulla terza è importante e non credo che chi sta dietro possa recuperare. Sul Crotone, invece, potrebbe pesantemente incidere la vicenda giudiziaria che coinvolge il loro presidente. Se hanno la forza mentale di non farsi condizionare, la promozione è sicura, altrimenti rischiano. Se io fossi il loro allenatore, alla squadra direi di lavorare senza pensare ai fattori esterni. Juric ha il carisma per farsi ascoltare dal gruppo».

Un pregio del Cagliari?

«La qualità del gioco e le individualità di categoria superiore. Penso a Sau e Farias. Ma sono rimasto colpito dalla intelligenza calcistica di Di Gennaro. Come mai non gioca in serie A? Senza dimenticare i tanti giovani promettenti. A questo aggiungo un allenatore che sta dimostrando grandi capacità nella gestione di un gruppo così importante».

Le manca la Sardegna?

«Qui sto bene. Non ci sono pressioni, puoi lavorare serenamente. Però Cagliari è nel mio cuore e appena posso torno sempre».

Un pensierino ad allenare in serie A lo ha fatto?

«Sarei bugiardo se dicessi di no. Ma sono consapevole che non è semplice. Devi trovare un club disposto a darti fiducia, che ti mette nella condizione di poter operare senza assilli. Da voi, a parte qualche rarissima eccezione, non è possibile. Bastano due-tre risultati negativi e scatta l’esonero. Contano solo i risultati e devono arrivare subito».

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