Più sport per gli ipovedenti e i ciechi
La delegata Sandra Gallus: «Il cambiamento c’è, ed è in positivo»
SASSARI. L'attività sportiva per ipovedenti e ciechi prende piede anche in Sardegna. Merito della Fispic, federazione sportiva che lavora con impegno sotto la supervisione del Comitato italiano paralimpico isolano.
Sei le discipline di riferimento: goalball, torball, calcio a 5 B1 e B2/3, judo e show down. Con una menzione a parte meritata dal baseball per ciechi, che fa parte della Fibs.
Da anni Sandra Gallus è il delegato regionale, e si batte per incrementare il numero di associazioni aderenti nell'isola, pur con vari tentativi, non andati a buon fine. «Per contro la Tigers Paralympic Sport di Cagliari - rimarca Gallus - prima e purtroppo unica società in Sardegna, ha consolidato e ampliato le attività, soprattutto a carattere nazionale».
La difficoltà maggiore che la Fispic incontra è trovare i disabili visivi che si vogliano avvicinare allo sport. «Ma è complicato coinvolgere anche persone normodotate - aggiunge Gallus - capaci e disposte a dedicare il proprio tempo agli atleti».
E su questo spetto il Cip Sardegna, presieduto da Paolo Poddighe, in sintonia con la Fispic, sta studiando strategie per creare nuovi entusiasmi attorno al movimento. «Nell'ottica di un rapporto sempre più collaborativo con il Cip sardo - puntualizza Sandra Gallus - credo che il lavoro debba focalizzarsi sull'individuazione del numero dei disabili visivi in Sardegna. Negli ultimi due anni c'è stato un cambiamento in senso nettamente positivo, agevolato dal riconoscimento del Cip autonomo dal Coni, e per il lavoro svolto verso le istituzioni, ora più aperte al mondo della disabilità. Sarebbe utile creare un database di tutte le disabilità presenti sul territorio e di tutti i disabili potenzialmente atleti».
Fabio Fresu