Parla Fabio Aru: «Orgoglio tricolore sul mio cuore sardo»
di Mario Carta
Ciclismo, il neo campione italiano: «Una vittoria speciale»
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SASSARI. Il giorno dopo il sorriso non si è ancora spento, quel sorriso ritrovato dopo due mesi difficili. Fabio Aru vestito di tricolore, in una edizione dei campionati italiani di ciclismo tornati quelli veri, con tutti i migliori e un percorso all’altezza, ha raccolto solo applausi e consensi. Ha vinto il migliore, giudizio unanime dopo la cavalcata sulla Serra, dopo la lunga Asti-Ivrea corsa a molto all’ora sotto un sole feroce. Una prova d’autore, una prova di forza per il ritorno di un campione.
Fabio, com’è stata la prima notte da campione italiano?
«Ho dormito poco, la tensione mi ha giocato brutti scherzi. Ma sono contento, anche se sto realizzando piano piano quello che ho fatto».
Con la tua impresa hai unito la bandiera dei quattro mori e quella tricolore.
«Quella tricolore ora la metterò sulla pelle, quella sarda ce l’ho nel cuore e anche nel casco. E fra un po’ farò anche degli occhiali stile Cavaliere dei Quattro Mori. La maglia tricolore però è speciale, vedermi campione... poi questa maglia la tieni per un anno intero».
Una responsabilità in più, ma anche uno stimolo in più.
«Responsabilità ce ne sono sempre tante, ma con questa maglia rappresenterò tutta la nazione in giro per il mondo. Sarà uno stimolo in più, vero. Ho visto con quanto orgoglio la sfoggiano i campioni di Francia, Belgio... sono orgogliosi di indossarla, lo sarò anch’io».
L’Astana ti ha già presentato il modello? La richiesta vox populi è che il tricolore non sia marginale.
«Non so ancora, davvero, ci stanno pensando i direttori».
E tu stai pensando a correre, al resto della stagione.
«Mi sono allenato anche ogti, ho fatto un paio d’ore con Dario (Cataldo ndr). E’ stato grande, domenica mi ha lanciato verso la vittoria».
Finalmente hai ritrovato il sorriso, dopo l’infortunio e dopo il dramma per la morte di Michele Scarponi.
«Avevo già sorriso al Delfinato. La condizione arrivava, le gambe giravano bene ma vincere ha un sapore speciale».
Hai convinto anche chi sostiene che non sei uno da gare di un giorno.
«Sì, sono contento anche per questo. Nella mia carriera non ne ho mai corse molte, il mio calendario è stato sempre centrato sui grandi giri ma ho fatto gare importanti alle olimpiadi, ai mondiali e agli europei».
Anche in Piemonte si sono viste sventolare tante bandiere sarde.
«Vero, adesso la bandiera sarda la si vede dappertutto. Si vede anche quella che ho sul mio casco, nelle inquadrature dall’elicottero si nota benissimo».
Cosa stai leggendo in questo periodo?
«Magari avessi tempo. Ultimamente il tempo lo sto utilizzando per riposare, per gli allenamenti, per le interviste e per i vari impegni. Sono tanti. E c’è Valentina, su tutto. Quando sarò più tranquillo...»
C’è la maglietta con la quale hai vinto il tricolore, quella che avevi scambiato in Spagna con Michele Scarponi, da regalare alla famiglia.
«Spero di poterlo fare al più presto, dopo il Tour o dopo la Vuelta. Voglio farlo di persona».
Fabio, com’è stata la prima notte da campione italiano?
«Ho dormito poco, la tensione mi ha giocato brutti scherzi. Ma sono contento, anche se sto realizzando piano piano quello che ho fatto».
Con la tua impresa hai unito la bandiera dei quattro mori e quella tricolore.
«Quella tricolore ora la metterò sulla pelle, quella sarda ce l’ho nel cuore e anche nel casco. E fra un po’ farò anche degli occhiali stile Cavaliere dei Quattro Mori. La maglia tricolore però è speciale, vedermi campione... poi questa maglia la tieni per un anno intero».
Una responsabilità in più, ma anche uno stimolo in più.
«Responsabilità ce ne sono sempre tante, ma con questa maglia rappresenterò tutta la nazione in giro per il mondo. Sarà uno stimolo in più, vero. Ho visto con quanto orgoglio la sfoggiano i campioni di Francia, Belgio... sono orgogliosi di indossarla, lo sarò anch’io».
L’Astana ti ha già presentato il modello? La richiesta vox populi è che il tricolore non sia marginale.
«Non so ancora, davvero, ci stanno pensando i direttori».
E tu stai pensando a correre, al resto della stagione.
«Mi sono allenato anche ogti, ho fatto un paio d’ore con Dario (Cataldo ndr). E’ stato grande, domenica mi ha lanciato verso la vittoria».
Finalmente hai ritrovato il sorriso, dopo l’infortunio e dopo il dramma per la morte di Michele Scarponi.
«Avevo già sorriso al Delfinato. La condizione arrivava, le gambe giravano bene ma vincere ha un sapore speciale».
Hai convinto anche chi sostiene che non sei uno da gare di un giorno.
«Sì, sono contento anche per questo. Nella mia carriera non ne ho mai corse molte, il mio calendario è stato sempre centrato sui grandi giri ma ho fatto gare importanti alle olimpiadi, ai mondiali e agli europei».
Anche in Piemonte si sono viste sventolare tante bandiere sarde.
«Vero, adesso la bandiera sarda la si vede dappertutto. Si vede anche quella che ho sul mio casco, nelle inquadrature dall’elicottero si nota benissimo».
Cosa stai leggendo in questo periodo?
«Magari avessi tempo. Ultimamente il tempo lo sto utilizzando per riposare, per gli allenamenti, per le interviste e per i vari impegni. Sono tanti. E c’è Valentina, su tutto. Quando sarò più tranquillo...»
C’è la maglietta con la quale hai vinto il tricolore, quella che avevi scambiato in Spagna con Michele Scarponi, da regalare alla famiglia.
«Spero di poterlo fare al più presto, dopo il Tour o dopo la Vuelta. Voglio farlo di persona».