Ostar 2017, l'epica impresa di Andrea Mura serve anche alla ricerca scientifica
Il velista sardo e "Vento di Sardegna" monitorati da un'equipe multidisciplinare dell'università di Cagliari prima, durante e dopo la difficile e pericolosa traversata dell'oceano Atlantico
CAGLIARI. Che cosa succede al corpo e alla mente di un uomo durante una lunga e pericolosa traversata oceanica in solitario? E che cosa succede alla sua barca sballottata dal mare a forza 9 spinta da venti di 50 nodi? La grande impresa di Andrea Mura, che il 15 giugno - dopo 17 giorni di navigazione in condizioni spesso difficilissime - al timone di "Vento di Sardegna" ha vinto tagliando il traguardo di Newport la sua seconda Ostar, servirà anche a dare risposte alla ricerca scientifica.
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Un'equipe di docenti dell’Università di Cagliari, in raccordo con lo staff medico di Newport, ha seguito lo skipper sardo durante la Ostar Cup. Ne fanno parte Alberto Concu, Andrea Manuello Bertetto, Luigi Meloni, Fernanda Velluzzi, coordinati da Andrea Loviselli.
L'equipe - spiega un comunicato - sta portando a termine "una sperimentazione riguardante gli effetti di lunghe traversate oceaniche in barca a vela e in solitario sui meccanismi omeostatici dedicati al controllo di variabili essenziali per la sopravvivenza dell’individuo. È noto che queste condizioni estreme di navigazione tra l’altro danno luogo a una deprivazione del sonno, da cui un aumento dei livelli d’ansia e quindi di rischio di incidenti. Inoltre, possono verificarsi anche squilibri idrico-salini da cui potenziali rischi cardiaci".
“A tutt’oggi - spiega Andrea Loviselli - mancano però osservazioni dirette su navigatori solitari oceanici impegnati in regate di lunga durata, e quindi con un valore aggiunto di stress legato alla componente agonistica difficilmente immaginabile e che è sempre presente giorno e notte. Lo studio su Andrea Mura, pluridecorato sailor oceanico, durante la partecipazione alla Ostar Cup, si propone di aumentare le conoscenze sugli aggiustamenti funzionali a cui questo particolare tipo di atleti va incontro”.
“L’idea progettuale - aggiunge Loviselli - Nasce grazie all’incontro tra una trasversalità di competenze fisiologiche, meccaniche, cardiologiche, informatiche, dietologiche, psicologiche e di scienze motorie, residenti nel nostro ateneo e con un rapporto proficuo con il tessuto imprenditoriale. L’obiettivo è duplice: garantire la buona condizione di salute fisica e mentale del velista Andrea Mura mentre si cimenta in questa durissima performance psico-fisica e costruire il modello funzionale del velista di lungo percorso con cui fornire alla comunità del mondo della vela, dagli agonisti ai diportisti o anche a quanti pensano alla propria salute, strumenti e conoscenze adatte a soddisfare interessi e necessità”.
Andrea Mura è stato controllato a Cagliari prima del trasferimento a Plymouth - da dove il 29 maggio ha preso il via l'edizione 2017 della storica regata in solitario -, durante i 17 giorni di navigazione e all'arrivo nel Rhode Island.
“Durante la navigazione - spiega andrea Loviselli - grazie anche alle competenze di telemedicina di Nomadyca, alcune importanti variabili cardiovascolari, metaboliche e psicologiche del nostro sailor sono state periodicamente monitorate in remoto” spiega il coordinatore del progetto. Dopo quattro giorni di riadattamento alla terra ferma, in base alla partnership attivata dalla 2C Technologies con Hank Wu, cardiologo e direttore del Center for Cardiac Fitness of the Rhode Island hospital, a Providence-Newport, Andrea Mura è stato sottoposto a una valutazione cardiopolmonare e metabolica post-regata, per verificare gli effetti della traversata oceanica su questi apparati, sulla base della comparazione con gli stessi parametri rilevati alla Aou di Cagliari nel test cardiopolmonare pre-navigazione. I dati sono ancora in fase di elaborazione ma questa è la prima volta al mondo che un oceanic sailor viene studiato accuratamente da una équipe internazionale di tecnici e scienziati".
"I risultati dell’esperimento - conclude Loviselli - faranno ulteriore luce su quale può essere il costo per un essere umano di una prova estrema. Sul piano delle scienze motorie e sportive, i dati consentiranno un incremento delle conoscenze sugli adattamenti funzionali che l’organismo subisce in tali condizioni di attività. Un aspetto utile per costruire il modello funzionale dell’atleta oceanic sailor d’élite”.
Dalla salute del navigatore solitario a quella della barca. L'equipe multidisciplinare dell'ateneo cagliritano sta esaminando anche i danni tecnico-strutturali subiti da "Vento di Sardegna". Andrea Mura e la sua barca hanno percorso oltre 3.500 miglia nautiche attraversando diverse depressioni, con venti fino a quasi 50 nodi e mare forza 9. Gli specialisti _ spiega la nota dell'università - valuteranno le cause degli eventi e attueranno uno studio atto a migliorare l’efficienza generale dell’imbarcazione.
Un obiettivo delle ricerche, mediche e non, è anche quello di trasferire in ambito industriale e produttivo le conoscenze acquisite durante l'epica impresa di Andrea Mura.