La favola di Castan chiede un lieto fine sabato contro il Toro
di Mario Frongia
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Leandro CastanIl difensore del Cagliari in campo contro i suoi ex compagni «Belotti è il più forte», ma il brasiliano sa come marcarlo
28 marzo 2018
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CAGLIARI. Un ex dai tratti speciali. Uno che di se stesso ripete spesso: «Ho pensato che sarei morto».
Leandro Castan, corazziere del Cagliari e una storia a metà tra pallone e le curve più complesse della vita. Un cavernoma cerebrale è l'avversario più difficile marcato in carriera. Il 13 settembre 2014, a Empoli, dopo l'1-0 della Roma ai toscani, il difensore si blocca: sindrome vertiginosa. A dicembre va sotto i ferri. Gli estraggono un cavernoma dal cervello, stesso problema di Melchiorri, altro ex Cagliari ora al Carpi.
Oggi, il classe '86, Atleta di Cristo e numero 15 rossoblù, ci sorride su. Ma non dura: «Bisogna stare con i piedi per terra: ero titolare della Roma e giocavo nel Brasile, il giorno dopo non sapevo se avrei mai più fatto sport».
Insomma, l'uomo è quadrato. Anche verso gli ex compagni, attesi sabato alla Sardegna Arena senza rivincite o cattivi pensieri. Tra l'altro, proprio con il Toro ha battuto la sua ex Roma, team in cui dopo l'intervento chirurgico alla testa non aveva più trovato spazio. Con i granata, dopo un salto alla Samp, ritrova se stesso e la qualità che lo porta a debuttare con la nazionale VerdeOro.
Nato nell'Atletico Mineiro, esordio in prima squadra a 19 anni, poi Europa League con l'Helsingborg: «Ero un ragazzino, c'era un freddo cane e nessuno in Svezia parlava la mia lingua: esperienza devastante» racconta spesso. A Torino, Leandro si ferma per un problema muscolare. Sta fuori, la squadra perde colpi, le strategie del club cambiano: «Stringevo i denti per recuperare in fretta, poi del mio acquisto non si è più parlato. E sono tornato a Roma». Dove non rientra nei piani di Di Francesco. Con la spinta di Nainggolan e Avelar, Castan arriva a gennaio in rossoblù. L'impatto è positivo con un circoletto rosso su l'assist di tacco per Sau che sigla il 2-0 contro la Spal: ma ora c'è il match di sabato. Con una vecchia premessa: «Belotti è il più forte attaccante italiano». Ma Lopez ha dalla sua uno che sa come fermare il centravanti azzurro.
La carriera. Scudetto e Coppa Libertadores, con il Corinthias, brillano in casa Castan. Con la maglia del Timão firma 65 gare e 2 gol. Nel 2007 approda in Europa, all'Helsingborg. Rientra in Brasile (Gremio e Corinthias) e arriva in Italia per l'exploit alla Roma, nel 2012/13. 81 gare e una rete. Adesso, gioca al fianco di Ceppitelli e Romagna. Il Cagliari dietro ha quadrato il cerchio. E col Torino non si possono fare sconti. Ex o meno, Castan sa quel che serve.
Leandro Castan, corazziere del Cagliari e una storia a metà tra pallone e le curve più complesse della vita. Un cavernoma cerebrale è l'avversario più difficile marcato in carriera. Il 13 settembre 2014, a Empoli, dopo l'1-0 della Roma ai toscani, il difensore si blocca: sindrome vertiginosa. A dicembre va sotto i ferri. Gli estraggono un cavernoma dal cervello, stesso problema di Melchiorri, altro ex Cagliari ora al Carpi.
Oggi, il classe '86, Atleta di Cristo e numero 15 rossoblù, ci sorride su. Ma non dura: «Bisogna stare con i piedi per terra: ero titolare della Roma e giocavo nel Brasile, il giorno dopo non sapevo se avrei mai più fatto sport».
Insomma, l'uomo è quadrato. Anche verso gli ex compagni, attesi sabato alla Sardegna Arena senza rivincite o cattivi pensieri. Tra l'altro, proprio con il Toro ha battuto la sua ex Roma, team in cui dopo l'intervento chirurgico alla testa non aveva più trovato spazio. Con i granata, dopo un salto alla Samp, ritrova se stesso e la qualità che lo porta a debuttare con la nazionale VerdeOro.
Nato nell'Atletico Mineiro, esordio in prima squadra a 19 anni, poi Europa League con l'Helsingborg: «Ero un ragazzino, c'era un freddo cane e nessuno in Svezia parlava la mia lingua: esperienza devastante» racconta spesso. A Torino, Leandro si ferma per un problema muscolare. Sta fuori, la squadra perde colpi, le strategie del club cambiano: «Stringevo i denti per recuperare in fretta, poi del mio acquisto non si è più parlato. E sono tornato a Roma». Dove non rientra nei piani di Di Francesco. Con la spinta di Nainggolan e Avelar, Castan arriva a gennaio in rossoblù. L'impatto è positivo con un circoletto rosso su l'assist di tacco per Sau che sigla il 2-0 contro la Spal: ma ora c'è il match di sabato. Con una vecchia premessa: «Belotti è il più forte attaccante italiano». Ma Lopez ha dalla sua uno che sa come fermare il centravanti azzurro.
La carriera. Scudetto e Coppa Libertadores, con il Corinthias, brillano in casa Castan. Con la maglia del Timão firma 65 gare e 2 gol. Nel 2007 approda in Europa, all'Helsingborg. Rientra in Brasile (Gremio e Corinthias) e arriva in Italia per l'exploit alla Roma, nel 2012/13. 81 gare e una rete. Adesso, gioca al fianco di Ceppitelli e Romagna. Il Cagliari dietro ha quadrato il cerchio. E col Torino non si possono fare sconti. Ex o meno, Castan sa quel che serve.