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Spissu e l’azzurro, il futuro è adesso

di ANDREA SINI
Spissu e l’azzurro, il futuro è adesso

La Dinamo sta consegnando alla pallacanestro italiana un giocatore ormai pronto per mettersi la maglia della nazionale

10 ottobre 2019
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segue dalla prima



Professione playmaker, ma se avesse scelto un altro sport Marco Spissu avrebbe probabilmente fatto lo scalatore. Perché lui la gavetta l’ha fatta per davvero. La serie C regionale con la Torres, quella interregionale col Sant’Orsola, il ruolo di giovane aggregato alla prima squadra della Dinamo, ad ammirare Travis Diener; e ancora, la terza serie con Cus Bari e Casalpusterlengo, e poi sempre più su, Reggio Calabria, Derthona, Bologna (sponda Virtus), infine il ritorno alla casa madre, nel 2017, e l’investitura definitiva di quest’estate da parte di coach Pozzecco. Se non è una scalata questa.

Dalle palestre di periferia al glamour di un Mediolanum Forum prostrato ai suoi piedi durante i playoff scudetto. Dallo spazzolone per asciugare il parquet durante le partite dei grandi al taglio della retina di Würzburg, il primo maggio, e di Bari, tre settimane fa.

Marco Spissu da Luna e Sole, nato e cresciuto a distanza di un tiro da tre punti dal cancello del PalaSerradimigni, ha sempre dovuto dimostrare qualcosa. In Dnc ci poteva stare “ma in A2 chissà”; a Bologna in A2 con coach Ramagli ha spaccato “ma la serie A è un’altra cosa, e poi con quel fisico lì...”; in serie A ha masticato amaro, ha vissuto per qualche tempo sul filo di una fiducia limitata, mai davvero incondizionata. Si è sentito ripetere, che “in serie A sì, tutto sommato ci può stare, ma mica come protagonista”. E intanto ha lavorato, duro: 5 chili di muscoli in più sulla corazza, un rilascio più rapido nel tiro, gambe più esplosive per non farsi battere sul primo passo in difesa e per forzare i blocchi. Il resto lo aveva già, lo ha sempre avuto: la testa, il talento, una fame del demonio e una passione smisurata per la palla a spicchi.

Poi qualche mese fa la svolta, quella vera: arriva Pozzecco, il “guinzaglio” della fiducia si allunga sempre di più, sino a venire staccato. Il contratto è in scadenza, il coach e la società parlano, Sardara e Pasquini non hanno dubbi: la Dinamo gioca un “all in” sul suo talento made in Sassari.

«Marco sarà il nostro play titolare»; «Marco partirà in quintetto perché è forte». «Marco è da nazionale». Gli endorsement di Gianmarco Pozzecco in questi mesi si sono sprecati, ma è bastato un piccolo scampolo della nuova stagione per dimostrare che dietro quella puntata non si nascondeva nessun bluff.

Più fiducia, più responsabilità, per il numero 0 del Banco di Sardegna si traducono automaticamente in un rendimento più alto. La pressione, se c’è, è soltanto pressione positiva, energia pura. Non c’è trucco, non c’è inganno: la Dinamo sta consegnando a se stessa e al basket italiano un prodotto pregiato “pronto uso”. Daniel Hackett ha detto addio a una nazionale che ha diversi elementi giunti a fine ciclo. È ormai chiaro che per l’Italia Marco Spissu è il futuro, come tanti addetti ai lavori hanno sottolineato di recente. Ma nell’ambiente ormai in tanti si sono accorti che Spissu può essere un’altra cosa: il presente.

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