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Cagliari, Pisacane il jolly: «Per sempre rossoblù»

di Mario Frongia
Cagliari, Pisacane il jolly: «Per sempre rossoblù»

Il difensore napoletano è uno dei simboli della squadra, orgoglioso e tenace «Da qui non me ne vado. Voglio chiudere la carriera con questi colori»

17 novembre 2019
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CAGLIARI. L'hanno battezzato Cannavaro dei poveri. «Parliamo del capitano dell'Italia che ha vinto i mondiali 2006. Meglio lasciar stare. Sono uno che deve lavorare il triplo di gambe e di testa proprio perché non ha avuto dalla natura le doti di un campione». Fabio Pisacane, mister umiltà. Eppure, il centrale del Cagliari alla lunga batte tutti. Da cinque stagioni in rossoblù non ha mai avuto il posto dal via. Poi, ha marciato con trenta incontri a campionato. Debutto in A a 30 anni, gol partita con il Milan nell'anno dell'undicesimo posto con Rastelli in panca, il jolly difensivo nato ai Quartieri spagnoli, ha dalla sua mestiere, orgoglio e tenacia. La risposta a una vita, personale e nel calcio, in salita.

«Sono andato in treno al Genoa con Criscito, eravamo due ragazzini. Mi sono ammalato (sindrome di Guillaime Barrè, ndr), sono stato in coma e pensavo solo a uscirne vivo». Quarantatré tatuaggi («Quello a cui tengo di più? Per Giorgio, un fisioterapista che in ospedale mi ha dato il sostegno che avrebbe voluto dare al figlio che non ha mai avuto»), l'amore sconfinato per la moglie Rosy e per i loro figli Francesco, Andrea e Matias, ha sposato Cagliari e il Cagliari. Con Maran che non l'ha voluto mollare. «Ho trovato in città e nei sardi un affetto speciale. La mia missione: chiudere al meglio la carriera con questi colori», ripete spesso.

Trentaquattro anni al 28 gennaio, Pisacane è uno che non si arrende. Non a caso il quotidiano inglese The Guardian l'ha nominato nel 2018 atleta dell'anno per aver saputo battere una grave malattia. Figc e Fifa l'hanno preso a modello per aver denunciato una tentata combine, con il ct Prandelli che l'ha convocato in azzurro. Mentre il presidente Gianni Infantino l'ha chiamato a Zurigo per una esibizione con colossi quali Maradona e Ronaldo, Messi e Zidane, Maldini e Del Piero (« Esperienza indimenticabile»), ha continuato a pedalare. Con 11 gare e 953' in campo (dietro Joao Pedro, 1.079', e Olsen, 990'), una rete, il numero 19 è stato piazzato da Maran al fianco di Ceppitelli e Klavan. Ha giocato da terzino con risposte in ascesa. I dati non mentono: 103 giocate di testa, 47 palle recuperate, il 67% dei contrasti vinti. Un gigante. In campo e fuori.
 

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