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Petrucci: «Poz super, Sardara genio: che forza questa Dinamo»

Andrea Sini
Petrucci: «Poz super, Sardara genio: che forza questa Dinamo»

L’analisi a tutto campo del presidente della Federazione. «Mi piace la gioia con la quale lavorano, giocatori e staff sono un gruppo di amici»

19 novembre 2019
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SASSARI. Un’isola nel pallone (a spicchi), una realtà solida come Sassari che può permettersi di sognare anche nel contesto di una serie A che è cresciuta di livello. Gianni Petrucci, presidente della Fip, ha trascorso la scorsa settimana in Sardegna al seguito della nazionale femminile e ha fatto la spola tra Cagliari e Sassari, dove ha assistito alla gara di Champions League tra la Dinamo e Strasburgo.

Presidente Petrucci, qual è il suo bilancio di queste giornate nell’isola?

«La Sardegna ci è sempre stata vicina quando la nazionale è venuta a giocarci, sia per quanto riguarda la selezione maschile per quella femminile. L’altro giorno le azzurre si sono trovate di fronte una squadra molto forte, perché la Repubblica Ceca è tornata ai fasti di qualche tempo fa e aspira a una medaglia. Anche noi abbiamo una buona nazionale, la prima partita è sempre difficile e nonostante il grande impegno in campo non siamo riusciti a sfruttare il vantaggio del pubblico di casa».

Non ha perso l’occasione per assistere alla gara di coppa del Banco di Sardegna. Che impressioni ha avuto?

«Ero seduto in prima fila, proprio dietro la panchina, e ho potuto godermi lo spettacolo. Tempo fa ho definito Stefano Sardara un genio e non ho intenzione di ritirare questa definizione, anzi. Ciò che ha fatto in questi anni, dal triplete con Sacchetti alla coppa, sino al fatto di avere rimesso nel giro un ex grande giocatore che sta dimostrando di essere anche un ottimo allenatore: parlo di Pozzecco non per caso, dato che gli abbiamo affidato la guida della nazionale sperimentale. Ma non è solo questo».

Cos’altro?

«Dalla posizione in cui ero seduto ho potuto vedere il suo modo di gestire la squadra: traspariva una gioia particolare nell’allenare, nell’essere là insieme ai giocatori. Pozzecco è uno come noi ed è questa la sua forza. Ciò che ho visto di veramente bello è che sono un gruppo di amici: in un team il clima che si respira è ciò che fa la differenza. Tutti sono preparati tecnicamente, a certi livelli, ma il rapporto umano è qualcosa che non tutti riescono ad avere».

A proposito di Pozzecco, è per avere un surplus di emozioni che l’avete inserito nei ranghi azzurri?

«Non dico di essere sorpreso delle sue doti, perché lo conosco da tempo e anche quando giocava e io ero presidente del Coni con lui ho sempre avuto un rapporto particolare. Devo dire che questa è un’altra scommessa vinta da Stefano Sardara, che è circondato da bravissimi collaboratori e anche stavolta ci ha visto giusto: sino a pochi mesi fa nessuno aveva mai affidato una squadra di questo livello a Pozzecco, nel senso che la Dinamo è una società che ogni anno può puntare allo scudetto. L’altra cosa che mi è piaciuta è stato vedere tra i protagonisti giocatori italiani come Gentile, Spissu, Vitali. Ogni volta che vedo un azzurro farsi valere in prima squadra di emoziono».

A proposito di giocatori italiani, la nazionale maschile è a metà strada tra il Preolimpico e un prossimo ricambio generazionale.

«In Europa ci sono tante squadre forti, noi abbiamo ancora una possibilità per qualificarci e vorremmo sfruttarla. Sarà dura ma ci proveremo, abbiamo tanti buoni giocatori. Questa è una federazione che purtroppo non vince da quindici anni a livello maschile e da molto più tempo con le ragazze. Ho avuto tante soddisfazioni come dirigente, sia con il Coni, con il calcio che nel mio primo mandato nella Fip (dal 1992 al 1999, ndr). Io lo faccio con passione e per passione, l’unico obiettivo che inseguo è la gioia di vedere una delle nostre nazionali sul podio, una soddisfazione che non ho ancora avuto. Ma sono sempre ottimista e sopporto anche le battute: “Petrucci ha detto che questa è la nazionale più forte che abbiamo avuto”. Ma ancora oggi non direi il contrario».

E con i giovani?

«A livello giovanile siamo al quinto posto in Europa e nel compound maschile-femminile siamo terzi nel continente. La rabbia è non vedere i risultati dei settori giovanili confermati con le selezioni maggiori. Penso al secondo posto mondiale con l’Under 19 contro il Canada di due anni fa. Di quei giocatori, solo un paio sono in un certo giro a livello di prima squadra».

Tra i veterani e i baby fenomeni come Mannion, c’è anche una generazione di mezzo, da Tonut a Spissu, che attende di avere il suo spazio in azzurro.

«Sono nomi che sono nell’agenda del ct Sacchetti, poi è chiaro che le convocazioni le farà lui sulla base delle sue idee. Però sì, il materiale sembra esserci».

Come le sembra il campionato di serie A?

«Tutti danno ovviamente per favorita Milano, ma non sarà facile per nessuno. Ci sono altre squadre in grado di puntare in alto e non dimentichiamoci che ogni anno ci sono sorprese, come la scorsa stagione lo è stata Cremona. Non farò pronostici, però è stato aumentato il livello tecnico, le società hanno investito molto di più, sono atterrate in Italia diverse stelle di valore assoluto e questo non può che farmi piacere. Anche in Europa le nostre squadre si stanno facendo rispettare in tutte le competizioni».

Come sono i rapporti con la Lega?

«Sono ottimi, ma la Lega deve ritrovare compattezza e unità. Io vorrei tanto una Lega solida e forte. Non che debba scavalcare la Federazione, certo ma una Lega forte farebbe bene a tutto il movimento. Tornando al discorso di prima, il campionato è cresciuto anche perché abbiamo allenatori di primissimo livello, da Messina a Djordjevic. Ecco, con tutti questi ingredienti, se la Lega tornasse a quello che era un po’ di anni fa, avremmo a disposizione un carro armato».

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