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Luci spente sul quadrato: l’ultimo gong di Dettori

di Gianni Bazzoni
Luci spente sul quadrato: l’ultimo gong di Dettori

Pugilato sardo e italiano in lutto per la scomparsa dell’arbitro internazionale. Maurizio Stecca: «Un grande, orgoglioso di essere stato giudicato da lui»

30 novembre 2019
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SASSARI. C’è una vecchia foto del 1967, è in bianco e nero ma ha tutti i colori del mondo. E forse più di ogni altra rappresenta Franco Dettori come arbitro, sportivo e uomo. É l’immagine della felicità che mette insieme l’orgoglio e il coraggio dei sardi: c’è Franco Dettori che abbraccia Pino Mura con la divisa della nazionale e al collo la medaglia d’oro appena conquistata ai Giochi del Mediterraneo in Tunisia. L’incontro avviene sul treno Olbia-Porto Torres, in un ambiente familiare: Pino Mura torna a casa da campione, Franco Dettori è a casa perchè sui treni ci ha lavorato una vita. Un capostazione vecchio stampo, con stile, signorilità, rispetto e gentilezza.

Ferrovie e ring, una lunga carriera scandita da successi sostenuti da una preparazione straordinaria, da quella voglia di essere sempre a posto, mai sopra le righe, con le parole giuste per spiegare, anche quando le situazioni erano complicate e dolorose. Perchè la boxe è così, e dalle sofferenze nascono i campioni veri. Franco Dettori se n’è andato in silenzio qualche giorno fa a 85 anni, dopo una malattia che ha combattuto senza lamentarsi, consapevole delle tappe della vita, non sempre annunciate dal suono di un gong. Arbitro internazionale Aiba e componente Cesag (il Comitato esecutivo del settore arbitri giudici), Franco Dettori è stato imparziale, sempre. Centinaia i match diretti.

«Te lo immagini cosa succede quando deludi uno di questi ragazzi? – diceva – Fai un danno gravissimo, perchè sul ring sali solo se lavori tanto e fai sacrifici. Per questo il ruolo dell’arbitro è delicato, oserei dire fondamentale. Certi ragazzi ti vedono come un padre più che un giudice». Aveva ragione, tutti quei pugili che aveva incontrato sul ring o nelle palestre in giro per il mondo, quando lo trovavano per strada si fermavano e gli davano del “signore”. E lui sfoderava quel sorriso che era un certificato di stima che nell’ambiente della boxe vale più di mille parole. Toni pacati, autorevole, quando c’era lui sul ring i maestri all’angolo si rilassavano. E l’arbitro giocava le sue riprese, una dopo l’altra: sicuro nei movimenti, pronto allo stop se si rendeva conto che uno dei due pugili rischiava troppo.

Il presidente della Fpi Vittorio Lai ha espresso il cordoglio della grande famiglia del pugilato italiano. Con la perdita di Franco Dettori il pugilato sardo è più povero, ma restano i suoi insegnamenti. Albino Foti, suo allievo, l’ha ricordato così: «Mimica e carisma eccezionale sul ring. É stato un maestro per tanti, da lui abbiamo appreso la corretta formazione. Una figura che sarà sempre con noi perché tanto della nostra attività è frutto dei suoi insegnamenti». Il campione del mondo Maurizio Stecca, oggi tecnico della nazionale, ha detto: «Addio a un grande, orgoglioso di essere stato arbitrato da lui».



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