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«Gara complicata, pensiamo a fare il nostro basket»

«Gara complicata, pensiamo a fare il nostro basket»

SASSARI. Concentrazione, unità d’intenti ed elettricità per una sfida che per il momento vale il secondo posto in classifica. Con un passaggio radente sulla notizia del giorno: «È vero che sono stato...

07 dicembre 2019
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SASSARI. Concentrazione, unità d’intenti ed elettricità per una sfida che per il momento vale il secondo posto in classifica. Con un passaggio radente sulla notizia del giorno: «È vero che sono stato contattato da una squadra di Eurolega, ma vorrei che non se ne parlasse più».

E allora fuoco alle polveri per un confronto tra due delle squadre più belle della serie A. «La classifica non mente – dice Gianmarco Pozzecco -. Siamo consapevoli del fatto che sarà una gara estremamente difficile, perché affrontiamo la squadra che insieme alla Virtus gioca meglio, non a caso Brindisi è seconda insieme a noi. Faccio i complimenti a loro per come stanno giocando, mostrano un basket eccellente, giocano con grande energia e condivisione, sia in coppa che in campionato».

Dal punto di vista tattico (e fisico), sulla carta la Dinamo si accoppia male con l’Happy Casa. «È vero, ma è anche vero che se fossi nei loro panni potrei pensare la stessa cosa. Noi – dice Pozzecco – abbiamo un cinque vero, per esempio, loro no. Dipenderà da quale tipo di pallacanestro si giocherà, più congeniale a loro o a noi. Sarà importante far sì che le nostre caratteristiche prendano il sopravvento. A proposito dell’infortunio di Martin, spero che non abbia nulla di grave e approfitto per fare le congratulazioni a Banks per la nascita di suo figlio e complimenti anche alla società che gli ha consentito di andare in America. Sono cose che contano».

In questi giorni si è parlato del brutto impatto avuto dai giocatori della Dinamo contro Manresa e della conseguente sfuriata di Pozzecco. «Non esiste al mondo un allenatore che rispetti i giocatori più di me e che si affezioni a loro più di quanto mi affezioni io. È la mia prima e unica necessità come allenatore. Parlo sempre di loro come fossero dei figli, perché è così. Un padre a volte deve anche adirarsi ma non significa che non continui ad amarli e questa è l’unica cosa che non va messa in discussione. Posso commettere degli errori ma da questo punto di vista non cambierò mai. Abbiamo le capacità per giocare una pallacanestro molto produttiva, ma non abbiamo vie di mezzo. Possiamo giocare un basket stellare oppure sembrare poco energici e poco concentrati. Da fuori la percezione che si ha è quella».

Scarsa concentrazione, dunque? «No, noi non giochiamo male perché non siamo concentrati o prendiamo la partita sotto gamba: quando siamo completamente vogliosi di andare in un’unica direzione allora siamo super, quando questo non accade al cento per cento, sembra dall’esterno che i ragazzi non abbiano energia. Ma l’energia a volte è una conseguenza e quando le cose non riescono per come speri di farle, può venire meno. Passarsi la palla dopo un palleggio e non dopo due, sembra facile ma è una delle cose più complicate. Voglio più momenti di quel basket stellare di cui ho parlato prima. Siamo in grado di farlo». (a.si.)



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