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«L’Olbia deve ritrovare cattiveria e rabbia»

di Paolo Ardovino
«L’Olbia deve ritrovare cattiveria e rabbia»

Serie C, dopo la quinta sconfitta di fila il tecnico Brevi chiede un cambio di passo Marino: «O si cambia o a gennaio in tanti dovranno cercarsi un’altra squadra» 

11 dicembre 2019
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OLBIA. Più buio della mezzanotte non può fare. E speriamo sia così, perché il momento attuale dell’Olbia è il peggiore dell’intera gestione-Marino. L’ultima sconfitta – la quinta di fila, l’undicesima in diciotto turni – è un netto 2-0 contro il Lecco. Colpa di tutti, nessuno escluso. La squadra è mancata in ogni suo individuale, nessun talento si è eretto a trascinatore del gruppo e nessuno è emerso nelle prestazioni. L’allenatore ha in parte l’alibi della poca conoscenza della realtà olbiese. Ci si attendeva l’agognata scintilla, ma Brevi punta sulla gradualità. E poi ora sembra siano state messe in discussione dalla società stessa certe scelte fatte. C’è ancora metà campionato davanti, ancora venti partite per tentare una scalata senza passare dai playout.

Una partita «indecente. Inutile girarci intorno»: a dare la definizione è Alessandro Marino in persona. «La nostra determinazione in campo non può e non deve mai essere inferiore a quella dell'avversario – bacchetta –. Nessuno escluso, tutti oggi sono in discussione». Poi, la stoccata finale: «Se non si cambia registro nelle prossime due partite, a gennaio in tanti dovranno cercarsi una nuova squadra». Il destino dell’Olbia passa dalle ultime settimane di dicembre: due incontri casalinghi, anche se il fattore “Nespoli” sinora non è mai stato un vantaggio, anzi. Juventus U23 e Siena, le due bianconere del girone.

Tornando a domenica «è mancato tutto – dirà Brevi, arrivato da quindici giorni e già costretto al secondo mea culpa consecutivo–, aggressività, cattiveria, rabbia. Abbiamo tanti giovani in campo, ma per centrare la salvezza bisogna cambiare registro». La sensazione è che il tecnico sia ancora un corpo estraneo in casa Olbia, ma la volontà di indossare i panni dell’aggiustatore c’è. Se in campo predica tanta cattiveria agonistica, la concezione della sua Olbia non prevede rivoluzioni. Un processo graduale, con piccoli accorgimenti. Così anche se pensa al mercato: non è (ancora) il momento delle richieste. «Sono arrivato da pochi giorni, non devo chiedere niente adesso. Dobbiamo cercare di fare il massimo fino alla sosta – sarà il momento spartiacque – poi valuteremo il da farsi. È normale che quando una squadra palesa queste difficoltà bisognare capire insieme come migliorare la situazione».

Tutti sulla graticola, quindi. In tema di trasferimenti, in questo momento viene da pensare più alle uscite che a ipotetiche entrate. Quelli che dovevano essere pilastri dell’Olbia rischiano di diventarne gli esuberi.

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