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Il basket dà spettacolo grazie alla tecno-Dinamo

di Mario Carta
Il basket dà spettacolo grazie alla tecno-Dinamo

Dietro le quinte di ogni partita decine di addetti perfettamente coordinati

03 gennaio 2020
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SASSARI. Dinamo 3.0. Dopo la palestra Coni delle infuocate sfide tra Olio Berio ed Esperia, dopo il Città di Sassari e la Bps, gli Anni 80 e la corsa ai 90... all'ora della crescita del Banco di Sardegna fino alla A2, dallo sbarco in A1 è diventato PalaSerradimigni. È diventato Eurolega e Scudetto, la Nazionale che batte la Turchia in un Ferragosto areocondizionato, è Sassari in diretta tv ormai come abitudine.

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Spettacolo. Adesso è spettacolo che si celebra ogni domenica e pure ogni mercoledì in Europa. Uno spettacolo da applausi, show da emozioni forti che si vinca o che si perda, performance che fa palpitare per un paio d'ore e spesso sorridere molto più a lungo. E come ogni show che si rispetti, dietro ci sono una regia, uno staff affiatato che non perde un colpo, una serie di supporti tecnologici ai quali uno però non sempre pensa, mentre Spissu lancia un contropiede o Pierre danza sul piede perno. Eppure, senza, non ci sarebbe partita.

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Count-down. Il basket sul campo e tutto intorno quello che lo rende possibile, a cominciare dal magico tablet di Marsilio Balzano. Il responsabile del settore Eventi&marketing della Dinamo, insieme al direttore Marketing&relazioni esterne Luigi Peruzzu, è l'anima dello show, dietro le quinte. Marsilio per ogni partita prepara un cronoprogramma rigidissimo, un count-down rigoroso che fino all'ultima sirena e oltre non lascia niente al caso. Ci sono una quarantina di persone perfettamente coordinate, a lavorarci, e ciascuno sa cosa deve fare, connesso via walkie talkie e anche via chat.

Sincronicity. A -27' dalla palla a due si inizia. Riscaldamento, controllo segnali acustici del tabellone. La regia del “cubo” sa quando mandare la pubblicità e quando i filmati con le gesta dei giocatori della Dinamo, per la presentazione. E ogni volta è diverso. L'EuroLega ad esempio impone l'inno della manifestazione a -1'15” dalla palla a due, mentre alla Lega basket basta che l'Inno nazionale scocchi entro 5' dal via. La Champions, ancora, non permette la presentazione delle squadre a luci spente. E vanno calcolate tutte le singole durate. Tempi e testi rigidi, quelli della scaletta biancoblù. Lo speaker Ico e Federico, l’addetto al faro "occhio di bue" fornito da Rockhouse, vanno in sincrono. Subito dopo l'inno un brano musicale identitario, di solito Nanneddu Meu, ma non solo. E spesso ci si coordina con le iniziative e le coreografie del tifo organizzato.

Tutto il resto è noia. C'è la pubblicità vocale, lo spot per il pallone ufficiale, poi si gioca. Alcuni degli addetti fanno, di volta in volta, ma tutti sono informati grazie al cronoprogramma. I time out? Le giovani cheerleaders? Sì, ma i timeout non sono programmabili, ed ecco che lì si va di esperienza, che quando vedi che una squadra ne incassa quattro di fila è probabile che il coach lo chiami, e tu sei pronto. E allora c'è da scegliere gli spettatori per il gioco dell'intervallo, la kiss cam, la dance cam. «Non ci si deve annoiare mai, è la regola», sorride Marsilio.

Regia da Oscar. La sala regia è sul palchetto all'angolo sul lato delle panchine. Piergiuseppe gestisce 3-4 computer e oltre 5 schermi. «Quando lavora sembra un polpo», ci scherzano gli amici. Da lì si governa il cubo ma anche l'instant replay. Eh già, anche quello fa parte della tecno-Dinamo. Il tecnico al tavolo è Gianluigi. Marsilio Balzano ha fatto il corso e lo ha formato alla grande. Gli arbitri gli chiedono velocità e serenità. E nessun commento. Con i direttori di gara si fissa un codice, tipo un gesto o un'occhiata come a dire «guarda che arrivo appena la palla muore», e lui è già pronto, mette un "marker" per l'azione da esaminare, coordinato con la regia del palchetto che a inizio gara ha provveduto a sincronizzare i tempi delle immagine di tutte e quattro le diverse riprese dei service tv. Poi, sono 3.0 anche i 24 secondi, il tabellone segnapunti, il cronometro di gara e il "precision time" degli arbitri. E sempre con il click pronto Matteo, Roberto e Daniele, i preziosi addetti alle statistiche ufficiali.

Online. Tutto coordinato in un palazzetto completamente cablato. Sono chilometri di fili, cavi, guaine. Ed è stato il primo impianto in Italia _ grazie a Tiscali _, a garantire il wi-fi gratuito per il pubblico. Una linea a parte, poi, è riservata alla stampa, un'altra alle statistiche che devono andare in diretta nazionale, e una per DinamoTv.

L’anima del commercio. Tecno-Dinamo anche a bordo campo, dove la pubblicità fa spettacolo sui led. 41 metri lineari _ spiega Balzano _, per 32 metri quadri. Più quella sul cubo e quelle sui bracci dei canestri. «Siamo stati i primi in Italia, li abbiamo proposti alla Lega che poi ha sdoganato l'idea per tuta la serie A». E non è l'unica innovazione made in Dinamo: «Siamo stati anche i primi a proporre la pubblicità sulle linee laterali dell'area dei 3 secondi, e anche qui abbiamo aperto la strada agli altri».

Nuove idee. Poi, le telecamere, i camion regia nel parcheggio esterno, le macchine fotografiche dentro. Le luci. A rendere possibile lo show sono anche le macchinette elettroniche che all'ingresso leggono il codice a barre del biglietto in un amen. E i walkie talkie della security sono fondamentali nelle emergenze. Marsilio ha lavorato al Valencia Basket Club per due anni, e anche lì il presidente voleva cheerleaders sotto i 16 anni, «per evitare volgarità», racconta, spiegando che come in ogni settore la Dinamo è pronta a raccogliere idee da ogni dove ma che «ormai abbiamo raggiunto il limite. Possiamo anche essere i più creativi al mondo ma senza un nuovo palazzetto sotto questo aspetto non possiamo crescere, per sfruttare sempre meglio l'evento basket e migliorarlo ulteriormente. Questa struttura è stata concepita negli Anni 80 per gli Anni 80. Aspettiamo». E intanto, continuiamo a goderci lo spettacolo del basket, grazie alla tecno-Dinamo e grazie a Paride Boi. E’ uno dei responsabili della gestione del palasport, conosce ogni segreto di ogni singolo apparecchio. E quando i 24 secondi vanno in tilt è lui che si arma di scala e tra gli applausi si issa sulla cima del canestro per rimediare con un banale cacciavite. «E pensare che soffrivo di vertigini», ride. Alla faccia della tecnologia, senza di lui non ci sarebbe spettacolo.
 

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