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«Ciao Pietro, eri un vero amico»

di Gianna Zazzara
«Ciao Pietro, eri un vero amico»

Tomasini, Cuccureddu e Albertosi ricordano il compagno di squadra Anastasi, morto venerdì a 71 anni

19 gennaio 2020
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SASSARI. «Pietruzzu era un ragazzo eccezionale, un centravanti micidiale, uno più forti di sempre. In campo andava a destra e a sinistra e tu neanche lo vedevi. Con Bettega formavano una coppia unica, invidiata da tutti. Sono veramente addolorato. L’ho sentito l’ultima volta un mese fa, sapevo che le sue condizioni erano critiche ma in cuor mio ero convinto che ce l’avrebbe fatta. In campo trovava sempre una soluzione, speravo l’avrebbe trovata anche questa volta, nella vita». Beppe Tomasini, storico difensore del Cagliari, uno dei protagonisti del leggendario scudetto del 1969-70, ha la voce rotta quando ricorda uno dei suoi più cari amici, Pietro Anastasi, il bomber della Juventus (tre scudetti vinti) e dell’Inter (una Coppa Italia), morto venerdì sera a Varese a 71 anni. Da due anni lottava contro la Sla. «Siamo stati avversari e compagni di squadra. Abbiamo vinto insieme i Giochi del Mediterraneo a Tunisi nel 1968. Non era solo un gran giocatore, era anche un uomo dal cuore d’oro, in campo e fuori».

Anche Antonello Cuccureddu, l’ex difensore della Juventus, si emoziona quando ricorda Pietro. «È una bruttissima giornata, ho perso un vero amico». Anastasi e Cuccureddu sono stati compagni di squadra per diversi anni. «Lui era arrivato alla Juventus un anno prima di me, abbiamo giocato insieme cinque campionati. Ho bellissimi ricordi di quegli anni, andavamo molto d’accordo. D’altronde tra isolani ci intendevamo, non era normale vedere un sardo e un siciliano giocare nella Juventus».

Anche lo storico portiere del Cagliari Enrico Albertosi (campione d’Europa nel 1968 e vice campione del mondo nel 1970) si ricorda, eccome, di Anastasi. «Quando giocavo con la Fiorentina Anastasi mi ha fatto gol alla sua partita d’esordio in serie A, con il Varese».

Albertosi è stato anche compagno di squadra di Anastasi. «Abbiamo vinto insieme il campionato europeo nel 1968, mi ricordo ancora la sua rete contro la Jugoslavia, un gol eccezionale. Era veramente un grande centravanti, non molto forte tecnicamente ma con una grinta incredibile. Un giocatore di oggi che gli somiglia? Belotti, del Torino, più possente ma con la stessa grinta e la stessa volontà. Cosa mi piaceva di Anastasi calciatore? La sua correttezza, tu facevi fallo, ma lui non brontolava mai. Altri tempi».

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