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In campo dopo otto anni e para il rigore decisivo

di Emanuele Fancellu
In campo dopo otto anni e para il rigore decisivo

Acaccia, 42 anni, è il preparatore dei portieri ma domenica ha sostituito il titolare «Ho intuito il lato e sono riuscito a respingere. Ora ritornerò a fare il mio lavoro»

13 febbraio 2020
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PORTO TORRES . Ritornare in campo dopo otto anni di inattività e parare un rigore. Un copione da film americano? Nient'affatto: è la bella storia di Giuseppe Acaccia, 42enne portiere del Campanedda, che domenica si è preso il lusso di respingere la conclusione dagli undici metri di Taal nella gara contro la San Giorgio Perfugas, consentendo ai rossoblù di conquistare tre punti pesanti nella rincorsa alle posizioni di vertice nel girone D della Prima Categoria.

Portotorrese, cresciuto in quella autentica fucina di talenti che sono i Quartieri Riuniti – tra gli altri, sono usciti dalla società turritana Antonio Langella e Luca Hervatin –, un “Muzzetto” col Tempio a 16 anni, poi una lunga carriera con Turris, Esperia Sorso, Fertilia “ai tempi delle promozioni dalla Prima Categoria all'Eccellenza”, ricorda il portiere, e poi Olmedo, Laerru, Andrea Doria Sedini, Lanteri. Negli ultimi anni, mettendo a frutto le esperienze sul campo e lo studio costante, Giuseppe Acaccia è diventato un apprezzato preparatore di portieri. «Ho smesso otto anni fa e da allora, sempre studiando ed aggiornandomi, ho iniziato a fare il preparatore dei portieri a Stintino lavorando in equipe con Gabriele Porcu e Giovanni Sannio, allenando Lello Sotgiu, attuale numero uno del Portotorres – spiega Acaccia. In seguito le esperienze a Codrongianos con Franco Frau, a Laerru, col Cus Sassari con Massimiliano Mura, a Campanedda, due volte al Porto Torres, prima con Gabriele Batteta poi recentemente con Gabriele Porcu, infine il ritorno a Campanedda con Danilo Piredda. «Dopo l'esperienza col Portotorres sono ritornato a Campanedda come giocatore/allenatore dei portieri, in particolare del titolare Alberto Manca – rivela Acaccia –. Domenica Manca era assente e ho dovuto rimettere i guanti dopo 8 anni d'inattività. Quando ho rimesso piede in campo ho provato un'adrenalina che mi mancava da tempo – prosegue il portiere, con i tre punti in palio è tutta un'altra cosa. La prima frazione è filata via tranquilla, nella ripresa ad un nostro calo di concentrazione è corrisposta la prevedibile reazione ospite». E con la reazione, anche l'episodio che ha rischiato di cambiare la gara: «Sì, c'è stato un filtrante, io sono uscito pensando di arrivare sul pallone. L'avversario mi ha anticipato e l'ho atterrato. Quando ha calciato, ho intuito il lato e ho respinto il tiro. Sono contento, ho aiutato la squadra. Ora ritornerò a fare il mio mestiere: il preparatore dei portieri». Curiosità ulteriore è che domenica Giuseppe Acaccia si è trovato come dirimpettaio Costantino Saiglia, altro quarantenne portierone turritano, che lui ha allenato a lungo e che con almeno sei grandi parate ha evitato un passivo più pesante alla sua squadra. «Mi aggiorno sempre, sono patentato preparatore dei portieri e, se e quando ne avrò la possibilità, vorrei trasmettere la mia passione e professionalità ai portieri che allenerò in futuro», conclude Giuseppe Acaccia.

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