Brindisi si schianta in finale Venezia trionfa da “ultima”
di Giovanni Dessole
La Final Eight si chiude con una gara a senso unico e percentuali al tiro basse La Coppa Italia è della Reyer, che partiva dall’ottava casella del tabellone
17 febbraio 2020
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PESARO. Troppo intenso, forse, lo sforzo compiuto per battere in volata la Dinamo e stritolare la “Effe”: Brindisi cade sulla spietata praticità di Venezia e lascia Watt e compagni il compito di sollevare al cielo di Pesaro la coppa Italia. Pensando a quel che sarebbe potuto essere non si scrive la storia, ma la New Basket vista ieri è lontana parente di quella di venerdì e sabato. A godere infine è la squadra di coach De Raffaele, la meno considerata e peggio quotata a inizio competizione.
L’avvio è terri bile: allo scoccare del 180” di gioco Tonut segna il primo canestro del match. Risponde Brown poi Venezia allunga con un 3/3 dall’arco che manda Vitucci al time out sull’11-2 Umana. L’Happy Casa inizialmente è meno reattiva e meno efficace rispetto a quella che ha battuto Sassari e travolto la Fortitudo: mira imprecisa e presenza meno impattante, al cospetto di un’Umana non bellissima ma sempre capace di limitare estro e gioco avversario. Banks segna il suo primo canestro (in lunetta) dopo 7’: qualcosa cambia nel copione di una sceneggiatura che vede Venezia attrice protagonista con poche battute, ma efficaci. Al primo intervallo è 18-8. L’Umana ha la mano caldissima dai 6,75 e per la prima volta, in questa competizione, l’Happy Casa è tesa. Poi Banks segna da tre, sul 28-21 la curva pugliese esplode. Brindisi aumenta pericolosamente i giri.
All’intervallo però girà ancora avanti Venezia: 34-30. L’assolo veneziano, nonostante il fracasso brindisino, prosegue sino al nuovo allungo (42-33) che manda Vitucci al minuto. Lo scarto si riduce ma in testa alla corsa restano sempre gli orogranata, 50-43 al 30’. Non è finita, lo dicono il cubo sul soffitto, Luca Campogrande e i decibel del settore biancooblù. Venezia non si scompone e resiste. Adrian Banks ci prova, sale il livello di agonismo e sul 65-61 è battaglia. La tripla di Daye vale il virtuale the end a 53” dalla fine. La 4 giorni di Pesaro si chiude con 31,550 presenze, 9,706 in finale, e la prima coccarda tricolore di Venezia (73-67): il miglior difensore è Tonut, Mvp F8 è Austin Daye.
L’avvio è terri bile: allo scoccare del 180” di gioco Tonut segna il primo canestro del match. Risponde Brown poi Venezia allunga con un 3/3 dall’arco che manda Vitucci al time out sull’11-2 Umana. L’Happy Casa inizialmente è meno reattiva e meno efficace rispetto a quella che ha battuto Sassari e travolto la Fortitudo: mira imprecisa e presenza meno impattante, al cospetto di un’Umana non bellissima ma sempre capace di limitare estro e gioco avversario. Banks segna il suo primo canestro (in lunetta) dopo 7’: qualcosa cambia nel copione di una sceneggiatura che vede Venezia attrice protagonista con poche battute, ma efficaci. Al primo intervallo è 18-8. L’Umana ha la mano caldissima dai 6,75 e per la prima volta, in questa competizione, l’Happy Casa è tesa. Poi Banks segna da tre, sul 28-21 la curva pugliese esplode. Brindisi aumenta pericolosamente i giri.
All’intervallo però girà ancora avanti Venezia: 34-30. L’assolo veneziano, nonostante il fracasso brindisino, prosegue sino al nuovo allungo (42-33) che manda Vitucci al minuto. Lo scarto si riduce ma in testa alla corsa restano sempre gli orogranata, 50-43 al 30’. Non è finita, lo dicono il cubo sul soffitto, Luca Campogrande e i decibel del settore biancooblù. Venezia non si scompone e resiste. Adrian Banks ci prova, sale il livello di agonismo e sul 65-61 è battaglia. La tripla di Daye vale il virtuale the end a 53” dalla fine. La 4 giorni di Pesaro si chiude con 31,550 presenze, 9,706 in finale, e la prima coccarda tricolore di Venezia (73-67): il miglior difensore è Tonut, Mvp F8 è Austin Daye.