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Spissu: ora il mio azzurro è il biancoblù della Dinamo

di Mario Carta
Spissu: ora il mio azzurro è il biancoblù della Dinamo

Il playmaker è rientrato a Sassari dopo il convincente esordio con la Nazionale «È stato bello ma adesso dobbiamo pensare a mettere benzina per i playoff»

26 febbraio 2020
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SASSARI. Un esordio a venticinque anni è già tanta roba. Ma con a fianco due ragazzini diciassettenni si è dovuto inventare e scorprie ancor più veterano di quanto già il suo ruolo di playmaker imponesse. Marco Spissu c’è. Con il suo amato numero zero è stato uno dei numeri uno della nuova, rinnovata Italia di coach Meo Sacchetti che ha superato la Russia a Napoli e l’Estonia a Tallin, nelle qualificazioni agli Europei 2021.

Doppia doppia alla prima (10 punti e 10 assist), bis sfiorato in trasferta (9+8), e giudizi lusinghieri. Per tutta la Nazionale, sì, ma per il sassarese e il suo compagno alla Dinamo Michele Vitali, ottimo capitano azzurro, un po’ di più. Tanto da lasciar pensare che in giugno quando l’Italia si giocherà tute le chance per Tokyo 2020 al preolimpico in Serbia, contro i padroni di casa di Teodosic, un posto per i due della Dinamo va trovato. E lui, Spissu, resta sereno. Soddisfatto, concentrato. E orgoglioso.

Mentre i suoi compagni si riposavano, dopo la Final eight, lei si è divertito.

«Eh, grazie a Dio sono entrato in campo. Ho giocato, sì».

Partendo in quintetto. Se lo aspettava?

«Sinceramente no, ovviamente abbiamo potuto fare pochi allenamenti e nessuno sapeva chi poteva cominciare. Due giorni prima della gara il ct aveva provato una squadra e da lì magari potevo immaginarlo, ma fino all’ultimo il dubbio c’era».

Come si è trovato con il suo vecchio coach Meo Sacchetti, ora ct azzurro?

«Molto bene, dico la verità. Non mi aspettavo che mi trattasse così, mi ha fatto giocare tantissimi minuti. No, prima della partita non mi ha detto niente di particolare, nei giorni precedenti ha fatto qualche battuta su Sassari e mi ha domandato di amici e situazioni, abbiamo parlato di basket e del gioco che voleva, ma con tutti».

Il PalaBorbone di Napoli strapieno.

«E’ stato emozionante, ci ha dato una bella carica. No, non ho avuto paura. Emozione sì, per molti di noi era la prima convocazione nella maggiore. Io magari ero più emozionato di altri ma poi si è giocato, è subentrata la concentrazione e l’emozione è sparita».

A 25 anni è giovane, ma c’è chi è più giovane di lei. Ha sentito ancora di più la responsabilità?

«In quintetto ho portato un po' di quel che ho imparato in questi anni e di quel che so fare nel mio club».

La “pacca” di incoraggiamento a Spagnolo...

«Ha tantissimo talento. Per avere 17 anni è molto forte, sarà il futuro della nazionale».

Una doppia doppia all’esordio per lei...

«Non è andata poi così male».

Il difficile era ripetersi in Estonia.

«E ci siamo riusciti. A questi livelli è la cosa più dura, anche a Tallin non siamo partiti bene, ma abbiamo recuperato».

Il suo affiatamento con Vitali si è notato. E con gli altri?

«Con Michele ormai ci troviamo a occhi chiusi, ma avevo già giocato con tanti del gruppo, da Fontecchio con cui ho fatto tutte le giovanili azzurre a Ricci, compagni a Casalpusterlengo. Non partivo alla cieca».

A Napoli tra i pubblico un sassarese speciale.

«Massimo Chessa, sì, sta giocando lì. A fine partita siamo andati a mangiare una pizza insieme».

Messaggi ricevuti?

«Tantissimi, e tutti belli. Su tutti quello di Roberto Brunamonti. Ne sono orgoglioso. Mi ha detto: complimenti, sei bravo in campo e fuori, ora continua così».

E lei vuole continuare così, in azzurro. Al preolimpico?

«Dopo la sosta ci penserò, ora c’è la Dinamo e basta. Certo mi farebbe piacere esserci».

Ha già offferto le paste ai compagni?

«No, ancora no. Oggi, al mio primo allenamento».

Via allo sprint verso i playoff. Cosa serve ora alla Dinamo?

«Serve mettere benzina, ripartire dopo l’uscita dalla coppa. Ormai è andata, cancelliamo quella partita e ripartiamo con entusiasmo, come abbiamo sempre fatto».

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