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Nicola Pietrangeli: «Io, Angelo e la Sardegna, che feeling»

Nicola Pietrangeli
Nicola Pietrangeli

«Qui vengo in vacanza da più di cinquant’ anni»

28 febbraio 2020
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CAGLIARI. «Appena è arrivato in Federazione a Roma, ho incontrato Angelo Binaghi nel suo studio. Sulla parete ha appeso una foto: ci sono io che gioco in Davis sul Centrale del Tc Cagliari e chiudo una volée contro l'Ungheria, battuta 5-0. Di lato, si vede un raccattapalle: è lui. Ecco, il ragazzino che diventa presidente della Fit e porta Fognini e gli altri nella sua città, è una bella sintesi di questo sport e del voler centrare gli obiettivi».

Nicola Pietrangeli, ambasciatore della racchetta tricolore. Con Binaghi che annuisce: "Avevo otto anni". Il re leone della Davis (diciotto edizioni giocate, 120 presenze), tra aneddoti e battute. "Cagliari e la Sardegna sono la mia casa: non è una sviolinata, ci vengo in vacanza dal 1969. L'Italia donne e uomini al Tennis club Cagliari, come a Sassari, Olbia e Alghero, ha sempre centrato l'obiettivo. Posto che vince non si tocca».

In forma, occhiali da sole anche durante la conferenza stampa, giacca griffata blu e sciarpa in tinta, Pietrangeli accelera: «Cagliari per me significa anche l'amicizia con Andrea Arrica e il senatore Pirastu: non voleva che giocassimo nel '76 contro il Cile di Pinochet. Per me, pur di vincere la Coppa Davis come abbiamo poi fatto, sarebbe stato come sfidare la Cina ai tempi di Mao». Arguto e pronto al rilancio: «Si parla del tennis come se fosse nato in questi ultimi dieci anni. Era competitivo, ricco di talento e tecnica, spettacolare anche quando giocavo io. Su questo non c’è dubbio».

Pietrangeli ripassa dai ragazzi. «Abbiamo vissuto per anni sul boom delle donne. Adesso, gli uomini: con otto (nove con Mager, vittorioso su Thiem, 4 Atp, ko 7-6; 7-5 con Garin in finale a Rio de Janiero) tra i primi cento al mondo è stato ribaltato un trend. E con Sinner crescono altri giovani molto interessanti dei quali sentiremo parlare»

Mario Frongia

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