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«La Torres può andare lontano»

di Sandra Usai
«La Torres può andare lontano»

Serie D, Ador Gjuci fa il punto dopo la vittoria contro il Latina, decisa da un suo gol nel finale

05 marzo 2020
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SASSARI. La sua zampata al 90’ ha fatto tornare la Torres alla vittoria, il Latina si è arreso al senso del gol dell’ultimo arrivato nei ranghi rossoblù. E sono tre le reti (tutte realizzate in casa) per Ador Gjuci, l’uomo nuovo dell’attacco sassarese, in squadra da gennaio. È arrivato a Sassari pochi giorni prima del suo ventiduesimo compleanno e non era mai stato prima in Sardegna, anche se dietro al pallone, benchè sia ancora abbastanza giovane, ha girovagato già un bel po’.

Lo ha attirato il fascino dell’isola, in cui era stato solo da avversario, ma gli scenari da cartolina («amo il mare e sono stato rapito dalle foto di Alghero e Capo Caccia, che non ho purtroppo ancora visitato. Al prossimo gol segnato chiederò in premio di accompagnarmi in queste splendide località») adesso può conoscerli grazie a questa esperienza torresina, che ha intrapreso con entusiasmo.

«Ero a Fano – racconta – ma quando è saltato l’allenatore le cose sono cambiate, ho preferito andare via e proseguire la stagione alla Torres. Il suo è un nome di peso nell’ambiente calcistico, noto nella Penisola per la sua storia e il suo blasone. Non mi sono fatto scappare l’occasione e poi ho ritrovato mister Mariotti, che avevo avuto a Monterosi. Sono felice della mia scelta – aggiunge l’attaccante – anche perchè ho trovato un ambiente amichevole. Ho legato subito col bomber Sartor, con cui non c’è rivalità ma una sana competitività, e con Michele Pisanu, che già conoscevo, ma sono stato accolto subito bene da tutti i compagni».

Ador è un ragazzone biondo, fisico possente, alto 1,84, al momento single e vanta origini albanesi. Mamma Donika è di Tirana e papà Astrit di Burella, una cittadina di provincia. Ma lui è nato in Italia, ad Aversa, dove è rimasto fino ai 6 anni per poi trasferirsi ad Ancona dove ha iniziato la scuola calcio, quindi il passaggio alle giovanili della Reggina a 14 anni e poi a quelle del Torino dove è stato due anni con la squadra Primavera. Le prime avventure “da grande” con le maglie di Akragas, Monterosi e Fano, da dove all’inizio dell’anno ha rifatto le valigie con destinazione Sassari. La sua è una famiglia di sportivi, anche il padre da ragazzo giocava a calcio (in attacco, e sogna per Ador la carriera che lui non ha potuto avere) così come il fratello minore Bersi, che fa il centrocampista in Inghilterra, mentre la piccola di casa, la diciottenne Vanessa, è pallavolista.

«Il calcio è la mia vita, ho un diploma di perito meccanico ma non ho fatto piani per il futuro, anche se mi piacerebbe restare nel mondo del pallone anche dopo», afferma il giovane bomber, che confessa la nostalgia per il suo bel pastore tedesco Rocky che non vede da un po’ e la passione per le letture impegnate, con Paulo Coelho tra gli autori preferiti.

In tema di preferenze c’è anche il risotto alla parmigiana, che è diventato anche un piatto scaramantico: «Ce lo servono a pranzo il sabato, alla vigilia della partita, mi piace e porta anche bene, non potrei più farne a meno. Nel tempo libero invece mi dedico allo studio dell’inglese e mi concedo qualche bella passeggiata in centro città. Cosa mi aspetto in questo finale di stagione? Che la Torres continui a fare bene, ragionando sempre da gruppo e senza farsi destabilizzare dalla classifica. Personalmente non penso a lungo raggio, non pianifico ma colgo l’attimo».

Come ha fatto nell’ultima partita, contro il Latina, quando allo scadere si è fatto trovare puntuale sul pallone da spingere in rete. «Ai tifosi dico: seguiteci numerosi e con affetto, abbiamo bisogno di voi per provare ad andare lontano».

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