La Nuova Sardegna

Sport

L’isola senza calcio per una domenica riscopre la famiglia

di Luca Urgu
L’isola senza calcio per una domenica riscopre la famiglia

Andrea Casalunga, 33 anni, gioca da quando era bambino «La partita era la mia comfort zone, mi adeguo volentieri» 

09 marzo 2020
4 MINUTI DI LETTURA





NUORO. La domenica senza pallone è un piatto che non si digerisce bene. Niente a che vedere con quei 100 grammi di pasta in bianco o col prosciutto crudo e grana, un po’ per tutti i calciatori la dieta del pasto pre gara.

Per Andrea Casalunga, 34 anni, nuorese, da vent’anni a seguire con cuore e gambe i ritmi di una squadra di calcio, la domenica non può che rappresentare il culmine delle aspettative, dei pensieri e delle fatiche della settimana. E’ il giorno della sfida con se stessi e con gli avversari, della tensione agonistica da mettere - senza risparmiarsi - sul rettangolo di gioco. Di un gol da realizzare dopo averlo sognato. Quel giorno rosso nel calendario, simbolo del riposo cristiano è senza alcun dubbio per chi è cresciuto a pane, fosforo e calcio per inseguire un pallone e farlo nel modo giusto, un giorno speciale. Da sempre diverso dagli altri. Fatto di preparazione meticolosa e di trance agonistica. Ma in tempi di allarme coronavirus, che ha fatto saltare almeno per ora due giornate del campionato gli impegni anche dei dilettanti del pallone (dall’Eccellenza alla Seconda categoria) – così come le abitudini – vanno rivisti e rivisitati.

Andrea, centrocampista di spinta tutto dinamismo della Paulese, squadra dell’Oristanese che milita in Prima categoria, girone C, è un ragazzo che non si risparmia, fuori e dentro il campo. E, mostra di avere le idee chiare non solo sull’universo del pallone. Sposato con Federica, è padre di due splendidi bimbi, Aurora e Simone, di 4 e 2 anni. «Come trascorrerò queste due giornate senza pallone è facile da dirsi. Starò molto piacevolmente con la mia famiglia che la domenica vedo pochissimo. Certo, la sensazione è strana. La situazione non sembra nemmeno reale – dice –. La domenica è diventata negli anni un mio spazio, senza che nessuno dovesse mai mettere i paletti, una zona di conforto che si è si creata con grande armonia. Succedeva così quando ero più piccolo e con le prime squadre, il calcio era un momento mio e la famiglia ne stava fuori. Io non l’ho mai avvertito come un problema. Così, ora che ho una famiglia tutta mia, mia moglie e i bimbi non mi seguono la domenica. Senza nessun problema», dice Casalunga, una carriera ventennale iniziata con la Puri e forti poi proseguita approdando in Eccellenza e alla Prima categoria attuale. Una collezione di maglie dalla Nuorese, a quella del Taloro Gavoi, passando per Lanusei, Fonni, Macomerese fino all’esperienza in corso e avvincente con la Paulese al momento prima in classifica.

«Più si scende di categoria meno diventano stringenti gli impegni come il numero degli allenamenti settimanali o quelli del ritrovo domenicale per la gara. Ora le trasferte sono più vicine e ci si allena la sera quando si è finito di lavorare, ma occorre sempre avere serietà e l’atteggiamento giusto. Ci sono sempre aspettative ed è giusto e serio onorarle nel migliore dei modi».

In Prima categoria non esistono trasferte lontane e il rito domenicale per raggiungere Paulilatino è di gruppo. «Siamo in quattro a partire da Nuoro, tre giocatori e il mister, che arriva da Mamoiada. Ognuno di noi pranza a casa sua e poi ci si da appuntamento a Pratosardo per poi immetterci comodamente nella 131. Dopo la partita si sta solitamente insieme per il terzo tempo oppure ci si muove con qualche compagno per andare a cena. Poi di nuovo in viaggio verso casa in relax».

Una buona performance domenicale si costruisce in settimana allenandosi bene e con un sabato sera da responsabili. Così ora anche la vigilia di una partita che non si disputerà sarà atipica. «A tutti piace divertirsi ma ho avuto degli ottimi esempi in questi anni, tanto che alcuni comportamenti virtuosi ormai li ho mandati giù a memoria. Lo facevo prima, figuriamoci ora che ho famiglia. E’ una questione di serietà e di etica che tanti ragazzi dovrebbero capire senza troppi sforzi», rimarca Andrea Casalunga per poi tornare alla sua (e dei migliaia di calciatori fermi al palo) domenica senza calcio.

«E’ bello dopo che l’hai assaporata per tanti anni continuare a sentire forte l’adrenalina del pre partita e della gara. Purtroppo ne dovremo fare a meno e lo facciamo con spirito e senso di responsabilità, sperando che si esca al più presto dall’emergenza».

E se per il momento sarà la famiglia a riempire di forma e sostanza le domeniche di Andrea la dipendenza da pallone nei prossimi anni quando deciderà di appendere le scarpette al chiodo non è detto che si esaurisca. «Magari seguirà mio figlio, chi lo può sapere. Di sicuro posso dire che questo mondo mi ha dato tantissimo a livello umano e personale. Amicizie forti e vere, come quella con il mio compagno di squadra Fabiano Murgia, morto in un incidente otto anni fa, a cui mi piacerebbe dedicare la vittoria del campionato, se dovesse arrivare, ed esperienze in tanti luoghi diversi della Sardegna che ti riempiono il cuore di soddisfazione e affetto. Non posso che augurare anche a lui tutto questo».

In Primo Piano
Santissima Annunziata

Sennori, cade dallo scooter all’ingresso del paese: grave una sedicenne di Sorso

Video

Impotenza maschile e suv, ne discutono le donne: la risposta di Geppi Cucciari ai talk show dove soli uomini parlano di aborto

Le nostre iniziative