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Ripartire sarà dura, serviranno aiuti

Ripartire sarà dura, serviranno aiuti

Il movimenti cestistico sardo è paralizzato ma già guarda al giorno della ripresa

16 marzo 2020
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CAGLIARI. Bambini che scalpitano e genitori in difficoltà. Ingredienti che non possono però bastare ad abbassare la guardia. La paura per il coronavirus scorre anche sui campi da basket della Sardegna. Con gli impianti desolati e i cancelli serrati di tutte le società dell'isola, non rimane, tra i dirigenti, che commentare, con crescente preoccupazione, le notizie. "Tutti stiamo facendo il nostro dovere per osservare le disposizioni – fa sapere Alberto Zoncheddu, presidente della Delogu Quartu, capolista della C regionale –. Siamo stati i primi, nelle ore immediatamente successive al decreto del 5 marzo, a sospendere tutte le attività". La chiusura delle scuole ha dato il via a tutti. Così anche Esperia, Scuola Basket Cagliari, Basket Quartu, Accademia Sestu e via via tutte le realtà del cagliaritano hanno fatto altrettanto. "Nessuno di noi aveva la capacità di rispettare le disposizioni per il prosieguo dell'attività. Chiudere era l'unica soluzione", precisa Zoncheddu.

Intanto la prima squadra osserva con diligenza la quarantena domiciliare, pronta a rivestire scarpe e divisa per tornare. "Non so quando e se questo sarà in realtà possibile – analizza il numero uno del sodalizio quartese – anche se ci rifacessero allenare da 5 aprile sarebbero necessari almeno dieci giorni per ritrovare la forma". La soluzione? "Mi spiace ammetterlo ma penso che vadano annullati tutti i campionati dilettantistici. Quella che si sta delineando non è molto diversa da una pausa estiva. Con tutto ciò che ne deriva a livello di motivazioni e organizzazione".

Non lontano il pensiero del numero uno dell’Accademia Sestu, Riccardo Fiorelli. "In questo momento siamo tutti inconsapevoli - dice - l'attività sportiva è un continuo programmare. Ho la sensazione che quando ripartiremo tutto sarà molto diverso". Difficoltà economiche, aiuti concreti difficili da acquisire e spese da onorare. Ingredienti che disegnano un quadro infausto per il tutto il mondo dello sport. "Penso che i Nas, ad esempio, dovranno essere soggetti a un rimborso proporzionato al campionato svolto da parte della federazione”, aggiunge ancora Zoncheddu. "Non solo, non sono sicuro che una famiglia potrà permettersi di pagare con la stessa facilità una quota mensile" precisa Fiorelli. Sul fronte femminile la musica non cambia. "Le certezze di tutti sono crollate - dice Nereo Vasconi, presidente del S. Orsola Sassari - la nostra società sta provando a scoprire nuovi valori. Lo dimostrano le gare di disegno su Facebook, le chat con gli allenatori, le foto rispolverate di un decennio addietro. Tutto è utile per sdrammatizzare una situazione che fa paura a tutti". L’aspetto economico? "Lo sport è importante ma deve, oggi, cedere il passo a tutto il resto – conclude Vasconi – mi aspetto poco o nulla dalle istituzioni. Il Comune non pubblica bandi per lo sport da tre anni. Credo, invece, che si potrebbe istituire un fondo di solidarietà in cui chiunque, anche semplici sponsor, potrebbero versare il contributo. Un modo, forse l'unico, per provare a ripartire".

Mauro Farris

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