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Tempi duri per gli emigranti del volley

di Fabio Fresu
Tempi duri per gli emigranti del volley

Chi è rientrato e chi è costretto a stare fuori tra i sardi. Pentassuglia e Sanna: «Rischioso viaggiare in questo periodo»

16 marzo 2020
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SASSARI. Dura la vita degli emigranti del volley fuori dalla Sardegna. L’allarme coronavirus li ha infatti messi di fronte al dilemma se rientrare nella loro terra o rimanere a svolgere la loro attività in posti lontani. Al quale stanno ovviamente reagendo in modi diversi. «Il nostro campionato è stato appena annullato - racconta Matteo Pentassuglia, tecnico cagliaritano, al suo secondo anno sulla panchina dell’Ameenlinna di A1 femminile in Finlandia - e sono molto arrabbiato, perché, dopo il secondo posto dell’anno scorso, eravamo la favorita per la vittoria. Rientrare in Sardegna? Ci ho pensato, ma non so ancora cosa fare. Penso al fatto che dovrei passare almeno per tre aeroporti prima di essere a casa, con serie possibilità di contrarre il virus e quindi il rischio di contagiare i miei familiari. Devo Decidere».

«Aspetto ancora notizie dalla Lega, per vedere se la stagione si chiuderà qui o no - dice invece il sassarese Dario Sanna, direttore generale del San Donà del Piave, società che disputa la A3 maschile e tanti altri tornei - nel frattempo, anche se non si gioca, l’attività della società va avanti, pur nelle difficoltà. Abito ad un chilometro dalla sede, e di solito ci vado a piedi, ma in questi giorni le forze dell’ordine mi hanno fatto problemi. Secondo me questa emergenza ci costringerà anche in futuro a porci dei problemi riguardo alle condizioni sanitarie, e le società saranno costrette ad attrezzarsi in tal senso».

“«o in questo momento sono a casa ad Oristano – spiega invece l’allenatore Luca Secchi, che in questa stagione si stava dividendo fra l’Aragona di B1 femminile e l’incarico di commissario tecnico della nazionale femminile dell’Albania - Ad Aragona ho dato le dimissioni per motivi personali dopo aver chiuso al primo posto il girone di andata. Dovrei tornare a Tirana ad aprile se la situazione si sbloccherà, in caso contrario in estate, per gli allenamenti con la nazionale, ed il lavoro di formazione dei tecnici del settore femminile».

Tanti anche gli atleti che sono rimasti nelle rispettive sedi in attesa di ulteriori notizie. Fra questi la palleggiatrice di Narbolia Alessia Orro, punto fermo del Busto Arsizio, con il quale sta disputando sia il campionato di A1 che la Coppa Cev, dato che la lega femminile di serie A ha ancora una volta procrastinato la sua decisione sul da farsi, riservandosi di valutare gli sviluppi della situazione fino ai primi di aprile prima di stabilire come si potrà concludere la stagione, e l’opposto oristanese Matheus Motzo, in forza al Cantù di A2.

«I miei compagni di squadra sono già tutti rientrati - dice - ma nel mio caso ci sarebbero stati problemi. Sarei dovuto rimanere in quarantena per quindici giorni, senza considerare i rischi connessi al viaggio. Ho deciso di restare, sperando che la cosa si risolva presto. Sto almeno svolgendo del lavoro fisico a casa».

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